Ageismo è un inglesismo derivato da ageism, che definisce comportamenti discriminatori nei confronti delle persone in base alla loro età. Il sostantivo, composto da age (età) + il suffisso greco -ismo, è stato coniato nel 1969 da un gerontologo statunitense, Robert N. Butler, per indicare appunto la discrimination against seniors.
Purtroppo questo atteggiamento contro gli anziani è molto frequente, più del sessismo e del razzismo, rispetto ai quali «è ancora relativamente tollerato», né esistono leggi che lo limitino. Un ambito in cui si ritrovano forme di ageismo, ad esempio, è quello sanitario poiché gli anziani sono spesso ritenuti responsabili dell’aumento dei costi della sanità. Su Wikipedia si scopre addirittura che la discriminazione dell’anziano nelle cure sanitarie è un problema precedente alla nascita stessa del termine.
Allo stesso modo, l’ageismo è presente sui media, legato alle scelte editoriali che tendono a promuove all’estremo il giovanilismo, il mito dell’eterna giovinezza, i corpi perfetti, a discapito della figura dell’anziano. Un caso recente di ageismo, di cui si è ampiamente discusso, ha coinvolto la popstar Madonna, da anni in prima linea contro questa forma di discriminazione, che si è sentita profondamente umiliata dal titolo di un articolo del “New York Times”, Madonna a 60 anni.
Scrive testata “Lettera Donna”: «sono anni che le donne del mondo della musica hanno dichiarato guerra al fenomeno che gli inglesi chiamano ageism. In italiano suona un po’ male: si traduce ageismo e indica la discriminazione di cui sono vittime le persone più anziane. A capo di quelle che si ribellano a tutto questo c’è sicuramente Madonna che si è più volte espressa sul tema. L’ultima il 6 giugno 2019 direttamente dal suo profilo Instagram. In un lungo post, la cantante, in uscita il 14 giugno con l’album Madame X, si è scagliata contro il “New York Times” che ha elegantemente titolato un’articolo Madonna a 60 anni. La voce di Like a prayer dice di essersi sentita “stuprata” dalla decisione del quotidiano di focalizzarsi sulla sua età: “Se fossi stata un uomo non sarebbe mai successo”, osserva lei per poi bollare la testata come “uno dei padri fondatori del patriarcato”».
Ma questo nuovo, triste e semisconosciuto fenomeno, fuori dai canali mediatici, si manifesta sempre di più anche nei rapporti e nelle relazioni sociali. In Giappone, dove gli anziani costituiscono poco meno del 25 % della popolazione, vengono spesso discriminati come madao, ossia “vecchio completamente inutile”. E non solo in Giappone, purtroppo.