DAILY LA PAROLA

Canèa

Canèa: sostantivo femminile [derivato di cane] – Muta di cani che inseguono le selvaggina abbaiando, e il loro stesso abbaiare; canizza. In senso figurato: moltitudine schiamazzante, e lo schiamazzo stesso, soprattutto se violento e rabbioso.

Il dizionario è chiaro: la connotazione del termine è negativo ed è applicato costantemente, attraverso sostantivi più blandi, al mondo politico o dello spettacolo televisivo. “Clamoroso contrasto di suoni” è un altro significato, così come “rumore dei venditori ambulanti”.

Già, i piazzisti, e a questo proposito credo si possa applicare come una pellicola trasparente su tutto l’essere di Matteo Salvini. Un venditore ambulante di frottole che grida, strepita, inveisce contro chi non la pensa come lui. Matteo Salvini ne ha fatto un’arte: promette e poi quando non mantiene grida e promette altro senza mai riuscire ad ottenere qualcosa che possa essere associato al bene comune, alla collettività… Roma ladrona gridata a squarciagola fino a ieri l’altro e poi i 49 milioni di euro rubati dai suoi sodali; via dall’Europa fino a stamane quando l’Europa diventa immediatamente indispensabile; e via di questo passo. Pensate che nell’ultimo comizio dice che il voto del 26 dovrà essere un voto contro l’islamizzazione dell’Italia e contro la precarietà.

Epiteto esemplificativo della sua rabbia e della sua violenza, la canèa salviniana è un modus vivendi che lo costringe, lui timorato di dio e del rosario, a inveire contro un cardinale che riallaccia la corrente elettrica in uno stabile occupato in cui vivono bambini ed anziani oltre che ad adulti.

Legalità di noantri, garantismo solamente per i suoi, caccia a tutti gli altri.

E pensare che Canea è una ridente cittadina di Creta, fondata nel XIV secolo, e di origini veneziane. Là, campeggia, tra il mare e la terra un faro di influenze veneziane, ma anche egiziane ed ottomane.

Preferiremmo tutti che la competizione elettorale non fosse infestata da canèe di sorta, ma credo che il capitano, il blood hunter, il duro Salvini, non saprebbe che fare. Meglio, per lui, una muta di cani feroci, una canèa, cioè, che accerchia ed azzanna migranti, poveri, e la pancia del Paese e che spara come in America come se non ci fosse un domani. In compagnia dei legalitari fascisti di ogni risma, gli amichetti di Casa Pound su tutti.