DAILY LA PAROLA

Etereità

Etereità

In attesa che si pronuncino i cattedratici dell’Accademia della Crusca – cui spetta di valutare quali parole rientrino nel vocabolario e possano pertanto, per un po’ almeno, definirsi neologismi – e volendo intraprendere un gioco simile a quello di un film che racconta dello sceneggiatore, del regista, degli attori e di tutti gli altri impegnati a realizzare proprio quel film o, insomma, in una delle tante scatole cinesi o delle matrioske dentro ognuna delle quali ce n’è un’altra, al lettore di TESSERE proponiamo la parola etereità che compare nel racconto Amore in buca, scritto moltissimi anni fa da chi firma questo articolo e pubblicato nella raccolta Sempre più verso Occidente dalla casa editrice Baskerville nel 2009.

Citiamo testualmente dal racconto: «Ecco, di lui si sarebbe potuto dire che era un uomo solido, e non si sarebbe trovato aggettivo più adatto per descrivere lei che non gassosa, perché avrebbe condensato in sé un che di frizzante con la caratteristica dell’etereità, se si potesse usare questo termine che nel vocabolario non compare, dell’evanescenza, meglio, della spiritualità».

L’etereità, dunque, è una condizione della materia – al pari della solidità o della liquidità che si riferiscono a materia allo stato solido o liquido – in questo caso attribuita a materia allo stato gassoso, aeriforme, resa però più nobile dal suo essere prossima all’etereo.

Etereo, spiega il vocabolario Treccani, ha due significati: uno riconducibile all’etere così come lo concepivano gli antichi, ovvero sia alla parte più alta, pura e luminosa dello spazio che nella fisica aristotelica costituiva l’incorruttibile quinto elemento di cui sono costituiti le sfere e i corpi celesti, dal cielo della luna a quello delle stelle fisse; l’altro, assai più prosaico, concernente i composti chimici denominati etere, in virtù della loro significativa volatilità.

Quest’ultima, così come i significati di purissimo, celeste, quasi incorporeo e spirituale – propri dell’etereonella sua prima accezione – spiegano forse ancora meglio a quale caratteristica essenziale di quella «lei» ci si riferisse nel racconto: la sua etereità.

Agli accademici l’arduo verdetto.