Ho smesso da tempo di mandare cartoline di auguri di buon anno; l’ultima, datata 5 marzo 2003, era destinata al pubblico di una nostra mostra al Design Museum di Londra. Fu ideata e stampata a pochi giorni dall’inaugurazione, quando l’invasione dell’Afganistan era apparsa inevitabile, e distribuita al pubblico. Cercava di indicare, parafrasando una famosa acquaforte di Goya, cosa quella guerra avrebbe scatenato nello scenario mondiale. Ciò che puntualmente successe, non era difficile da immaginare e ne subiamo ancora le conseguenze. «Dio toglie il senno a quelli che vuol perdere»: l’antico detto greco fu confermato, in quei giorni, dalla risposta dell’addetta stampa del ministero della difesa USA che, alla richiesta di un giornalista su come l’esercito americano si fosse documentato sulla storia e la società afghana, rispose serafica: «Abbiamo letto la Guida Planet».
Che il sonno della ragione generi mostri lo si sa, ma si continua a dormire. Un esempio clamoroso è il silenzio mediatico sulla pubblicazione, l’8 febbraio 2007, del National Security Study Memorandum (NSSM 200), risalente al 10 dicembre 1974 (sito riservato, ma qui ce n’è un estratto esauriente). Credo che ben pochi ne abbiano sentito parlare, eppure dice cose terribili. L’autore è nientemeno che Henry Kissinger e vi si legge che, «per perpetuare l’egemonia americana nel mondo e assicurare […] libero accesso ai minerali strategici in tutto il pianeta, è necessario contenere, o addirittura ridurre, la popolazione di tredici paesi del terzo mondo (India, Brasile, Egitto, Nigeria, Indonesia, Filippine, Bangladesh, Pakistan, Messico, Thailandia, Turchia, Etiopia e Colombia) [quindi occorre] far accettare i metodi di controllo delle nascite da parte dei leader del Terzo mondo, attraverso una pressione politica (stando attenti però a evitare che […] appaia come «una forma di imperialismo economico o razziale! E se questo piano si rivelasse inefficace, sarebbe necessario ricorrere a metodi coercitivi». Documento adottato, come risoluzione ufficiale, il 26 novembre 1975 numero 314 dal Presidente Ford; non risulta sia mai stato abrogato.
Si noti: le popolazioni della lista, da ridurre con ”metodi coercitivi” sono circa 3 miliardi. Nel 1948 il Direttore del Dipartimento di Stato USA George Kennan, in Policy Planning Study #23 (reperibile in U.S. StateDepartment Policy Planning Study #23) spiegava che «[…] abbiamo circa il 50% della ricchezza mondiale, ma siamo solo il 6,3% della sua popolazione […] In questa situazione, non possiamo non essere oggetto di invidia e risentimento. Il nostro vero compito nel prossimo periodo è di escogitare un modello di relazioni che ci consentirà di mantenere questa posizione di disparità […]. Dovremo fare a meno di tutto il sentimentalismo e il sognare ad occhi aperti. […] Dovremmo smettere di parlare di obiettivi vaghi e […] irreali come i diritti umani, il miglioramento degli standard di vita e la democratizzazione. Non è lontano il giorno in cui dovremo affrontare i concetti che riguardano direttamente il potere. A quel punto meno saremo ostacolati da slogan idealistici, meglio sarà.»
Il 1948 è l’anno in cui l’ONU promulga la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo; il testo di Kennan è del febbraio, la Dichiarazione ONU del dicembre. Gli USA hanno buttato nel cesso i Diritti Umani ancor prima che nascessero.
Nel 1950 eravamo 2,5 miliardi, nel 2050 saremo 10; quei programmi, destinati a un quarto della popolazione che il mondo avrà fra 30 anni, non sono rassicuranti tanto più che gli USA sono ormai la testa, non pensante, del Leviatano finanziario internazionale che ci governa e ci condiziona tutti.
Consideriamo che in pochi decenni si compirà la robotizzazione totale del lavoro manuale, almeno il 90 % dei posti di lavoro scomparirà. L’operaio sostituito dalla macchina! Si avvererà il sogno del Leviatano: la conquista della Terra. Miliardi di disoccupati, certo senza “redditi di cittadinanza” ma solo fame. Sarà la strada “indolore” per bonificare la Terra dagli uomini che non fanno parte del sistema, senza le remore di «obiettivi vaghi e irreali come i diritti umani»?
Svegliamoci prima di essere travolti, occorre una Guerra Civile, una guerra di civiltà contro la barbarie, senza mai negare i principi morali, i diritti umani, ma senza sperarne il supporto in questo mondo spietato. Occorre inviare cartoline, messaggi in bottiglia, fare voci, scrivere, spiegare, far capire, scuotere e comunicare con tutti, ovunque. Una guerra civile pressante, intensa, dura, intransigente, ma pacifica. Mai dovremo legittimare violenza, prevaricazione, egoismo, disprezzo: sono le armi del nemico, l’unico linguaggio che conosca e sappia ribattere. Usarle per combatterlo sarebbe legittimarlo, passare dall’altra parte della barricata, ritrovarci a combattere contro noi stessi.