* LA RIVISTA MEMORIE

Su “Strisciarossa” l’articolo per la chiusura di Sotto la Mole

Chiude “Sotto la mole”, ma teniamo viva la memoria dell’Unità e della stampa comunista

13 NOVEMBRE 2023

IN FATTI

DI DANIELE PUGLIESE

Sotto la Mole era il nome della prima rubrica su “l’Avanti” di Torino tenuta da Antonio Gramsci: il suo esordio da giornalista, eccezion fatta per alcune corrispondenze dalla Sardegna. Nel 2016 più di 40 giornalisti, poligrafici, grafici de “l’Unità” di Roma, Milano, Bologna, Firenze, Modena, Reggio Emilia con in cima alla lista lo straordinario Giorgio Frasca Polara – nato nella clinica Quisisana di Roma, dove morì Gramsci, per di più proprio lo stesso giorno della sua morte – e tra questi c’erano anche i compianti Nuccio Ciconte e Rocco Di Blasi, dettero vita a un’associazione (qui è possibile leggerne lo Statuto e le finalità) che porta questo nome. Il 12 dicembre – dopo un’assemblea che i 4/5 dei soci dovranno tenere a Roma – verrà sciolta presso il notaio di Reggio Emilia dove fu fondata per mia iniziativa prendendo spunto da un post su Facebook di una collega di Modena, Marina Leonardi, in cui compariva la foto di un tipometro che stava per… essere buttato via.

Lo scopo era quello di raccogliere gli archivi pubblici (menabò, cartelle, documenti), ma anche privati (lettere, ordini di servizio, buste paga) di quanti – giornalisti, poligrafici, grafici, amministrativi, collaboratori, segretari di redazione, fotografi – avevano condiviso una bellissima esperienza giornalistica – ma anche civile, culturale, forse etica – che è racchiusa ne “l’Unità”, in “Rinascita”, ma anche in “Nuova generazione”, nella “Città futura”, in “Vie nuove”, in “Noi donne” e poi “Tango”, “Cuore”, “Il Salvagente”, “Diario”, “Anteprima”, “Mattina” e, per quel che riguarda la Toscana, per esempio, in “Politica e società”. E ci sono sicuramente altrove altre testate che comunque sono sorte per iniziativa o con il sostegno del Partito comunista e delle formazioni che gli sono succedute dopo la Bolognina.

Decidemmo di sottoscrivere una convenzione ( la si può leggere qui ) con l’Istituto Gramsci di Bologna (https://iger.org) che si rese disponibile a raccogliere il materiale che alcuni di noi hanno consegnato, creando anche una rete con gli istituti Gramsci delle altre città e fondazioni, enti, istituzioni, raccolte private (per esempio la Casa della cultura di Milano, l’Istituto storico della Resistenza e la Cgil della Toscana che conservano parte delle fotografie di Cesare Red Giorgetti), l’archivio del grande grafico Albe Steiner che disegnò “Rinascita”, casa Gramsci a Ghilarza, l’associazione Enrico Berlinguer voluta da Ugo Sposetti, l’archivio di Uliano Lucas. Insomma, qualsiasi luogo dove ci sia traccia della storia che ci ha coinvolto anima e corpo.

Personalmente ho donato 8 faldoni pieni di documenti, il progetto grafico di “Mattina” disegnato da Piergiorgio Maoloni, l’intera collezione di “Rinascita” dal 1944 alla chiusura, collezionata prima da mio padre Orazio e poi da me, e quella di “Città futura” – settimanale della Fgci negli anni Settanta diretto da Ferdinando Adornato dove hanno lavorato, è bene ricordarlo, Maria Chiara Risoldi, Federico Rampini, Mauro Felicori, Pietro Folena.

Unità è una bella parola! Seppur con qualche ambiguità. Infatti il primo significato che ne dà la Treccani è: “Il fatto, la condizione e la caratteristica di essere uno, solo uno e non più di uno, (contrapp. a molteplicità e pluralità)”- E il secondo: «Ogni singolo elemento costitutivo di una serie o di un insieme di più elementi omogenei». Se non ci fosse quella contrapposizione a «molteplicità e pluralità», che sono una bella cosa, la parola sarebbe perfetta, e questo è un valore aggiunto al giornale fondato da Antonio Gramsci nel 1924 in cui molti di quelli che collaborano con “Strisciarossa” hanno lavorato: “l’Unità”.

Anche rinascita – come il periodico “Rinascita” (prima mensile, poi settimanale) fondato vent’anni dopo, nel 1944 – è una gran bella parola. Dice di nuovo la Treccani: “Il rinascere, in senso proprio […]: Con riferimento alla storia della civiltà, si usa talvolta invece di rinascimento”, non solo nel significato riferito “al periodo storico a cui si dà comunem. tale nome”. Sottolinea poi l’insistere “sul fatto del risorgere, del rinnovarsi in esso di determinate forme di vita”.

La “rinascita” de “l’Unità” c’è stata, a prescindere dal giudizio che se ne vuol dare: de facto è in edicola. C’è un link (https://archivio.unita.news) dove talvolta è possibile consultare il pregevole ed utilissimo “archivio storico on line” del giornale nel quale anch’io ho lavorato dal 1978 fino alla prima chiusura. Ma per fortuna c’è anche “Strisciarossa” che ha rimesso insieme molti di noi, così come altri ex colleghi hanno dato vita a “Succedeoggi”, “Globalist” e allo stesso “Internazionale” ed io stesso mi inventai una rivista culturale e casa editrice sempre nello spirito di far rinascere qualcosa che tenesse “uniti”. Si chiama “Tessere” ( qui il link  ) ed è interessante leggere i significati di questa parola, perché hanno a che fare con l’unire e il risorgere.

Per restare a Sotto la Mole, in attesa di dare l’incarico di presidente a figure di prestigio come Alfredo Reichlin o Emanuele Macaluso (che si rese disponibile poco prima di morire) io mi presi questo impegno affiancato da Silvia Garambois come segretaria e vicepresidente e Serena Bersani come tesoriera.

Ora c’è stato uno scambio di opinioni tra alcuni di noi attraverso le chat di Whatsapp e di Facebook, abbiamo preso atto delle grandi difficoltà a portare avanti l’impresa e quindi abbiamo deciso di chiudere, di sciogliere l’associazione, lasciando tuttavia, per quello che sarà possibile, il compito all’Istituto Gramsci di Bologna di raccogliere ancora materiale documentale ed effettuare il maggior numero possibile di video interviste ad alcuni di noi e anche a persone che hanno avuto un ruolo importante nella storia di questo giornale.

Per chiudere Sotto la Mole dovremo raccogliere i fondi necessari per pagare il notaio e devolvere la somma rimanente all’Istituto Gramsci di Bologna perché possa appunto fare quelle interviste. Chi vuole darci una mano può fare una donazione versando il contributo sull’l’Iban IT91M0306909606100000148268 di Intesa San Paolo intestato a Associazione culturale “Sotto la Mole”.

C’è un’ultima richiesta da fare a chi ne ha voglia: oltre appunto a verificare se si hanno documenti da consegnare al Gramsci, potreste scrivere o registrare in audio o in video, spedendo poi a associazionesottolamole@gmail.com, i vostri ricordi, le vostre impressioni, aneddoti, tutto quello che può servire a ricostruire la nostra storia. Che è stata una bella storia.

 

Chiude “Sotto la mole”, ma teniamo viva la memoria dell’Unità e della stampa comunista