Alle 19 in punto del 21 settembre, in tutte le librerie del gruppo Feltrinelli, in Italia, si sono diffuse le note del Valzer brillante, che accompagna la celebre scena del ballo nel film Il Gattopardo. Clienti, turisti, passanti, si sono messi a danzare, alcuni senza sapere che stavano salutando Inge Schönthal Feltrinelli. È stata un’iniziativa del gruppo editoriale per celebrare la forza, l’allegria e la vitalità della Queen of publishing, morta a Milano il 20 settembre, a 87 anni. E quale modo migliore se non le note di un valzer, tratto dal film e a sua volta dal romanzo che il marito Giangiacomo stava pubblicando quando si sono conosciuti e che avrebbe fatto scoprire la giovane casa editrice in tutto il mondo.
Con Inge Feltrinelli se n’è andato pezzo di storia della letteratura, della fotografia, della cultura e del costume, una testimone attenta – e sempre un passo avanti – del XX secolo, di cui ha vissuto i fasti e gli orrori. Donna di straordinaria intelligenza e lungimiranza, fotografa, fotoreporter, appassionata di ogni forma di creatività, sempre in mezzo ai libri, agli scrittori, agli intellettuali di mezzo mondo, fino all’incontro, nel 1958, con il futuro marito, il matrimonio e il trasferimento a Milano, dove sarebbe diventata anche una grande imprenditrice dell’editoria. Con Giangiacomo condivise il sogno di cambiare il mondo e l’utopia di farlo con i libri, nella redazione di via Andegari, laboratorio di una cultura moderna, cosmopolita e rivoluzionaria, in cui dettero vita a un progetto editoriale tra i più innovativi e popolari.
Era nata nel 1930 a Göttingen, nella Germania nazista che si apprestava a varare le leggi razziali, figlia di padre ebreo e di madre protestante. Lei stessa diceva che avrebbe potuto fare la fine di Anna Frank, se la madre non avesse spinto il coniuge a scappare in America e non avesse messo la piccola sotto la protezione del secondo marito, un ufficiale della cavalleria tedesca.
Curiosa e ribelle, iniziò giovanissima il lavoro di fotoreporter ad Amburgo. Nel 1952, decise di trasferirsi a New York, dove andò a vivere nella casa della pronipote del banchiere J.P. Morgan. Nella Grande Mela, Inge, cominciò a frequentare il mondo dell’editoria, dell’arte, della letteratura, del cinema. Dotata di un innato talento, di tanta curiosità e della necessaria faccia tosta per presentarsi negli ambienti della upper class americana, di lei sono celebri gli scatti di Greta Garbo, Elsa Maxwell, Elia Kazan, John Fitzgerald Kennedy, Winston Churchill. Fotografò e divenne amica di Pablo Picasso e di Ernest Hemingway, con cui è immortalata in un famoso autoscatto con un marlin (foto in alto, a destra).
Nel 1959 sposò, in Messico, Giangiacomo Feltrinelli. Diventarono la coppia del momento: giravano il mondo, frequentavano gli intellettuali progressisti, cercavano nomi da aggiungere alla già lunga lista di scrittori che pubblicavano con la loro casa editrice. Grazie alle conoscenze di Inge e alla sua capacità di tessere relazioni, arrivarono Henry Miller, James Baldwin, Arthur Miller, Karen Blixen. Alcuni anni dopo erano a L’Avana, ospiti di Fidel Castro, di cui dovevano scrivere e pubblicare la biografia.
Nel frattempo Giangiacomo, travolto dal furore della rivoluzione che aveva capito di non poter fare solo con i libri, nel 1967, temendo un colpo di stato fascista, si era dato alla clandestinità, lasciando alla moglie il compito di portare avanti il progetto editoriale. Dopo la tragica e misteriosa morte dell’ormai ex-marito sotto al traliccio Enel di Segrate, nel 1972, Inge prese definitivamente in mano le redini della casa editrice, risollevandone le sorti e sopravvivendo alle crisi dei libri e dell’editoria, anche grazie a scelte oculate, collaboratori fidati e la gestione personale dei rapporti con gli autori. Così è riuscita a traghettarla nel secondo Millennio e a consegnarla al figlio Carlo in attivo, con un patrimonio culturale immenso.
Una vita, quella di Inge Feltrinelli, che è essa stessa un romanzo. «Con la pronuncia tedesca che non aveva mai stemperato – ha scritto di lei Paolo Di Stefano sul Corriere della Sera – con i suoi accenti spesso sbagliati, Inge Feltrinelli era una straordinaria narratrice orale: raccontava con entusiasmo l’incontro a Cuba con Hemingway in preda all’alcol, le feste a Francoforte con Wagenbach e Fischer, le scorribande con Vázquez Montalbán al mercato del pesce di Barcellona, la conquista ardua di Marguerite Duras con i suoi capricci, la prossimità sororale con Nadine Gordimer e Doris Lessing, la severità di Max Frisch, l’angoscia di Isabel Allende dopo la morte della figlia. E l’amicizia quasi cameratesca con Antonio Tabucchi, la visita al vecchio “sporcaccione” Charles Bukowski nella casa di San Pedro, i selvaggi moustaches di Günther Grass e le sue famose zuppe di pesce, l’allure di Gabo da divo di Hollywood dopo il Nobel. Mai un filo di nostalgia, in quei racconti, solo il puro piacere intellettuale e umano ripetuto al presente».