CRITICA FILM

La parte di noi vicina alla natura

Il film Border - creature di confine, del regista iraniano-svedese Ali Abbasi, una storia di amore, poesia e umanità, narrata in chiave fantasy-horror

Prima di dire qualcosa del film Border – creature di confine, del regista Ali Abbasi, tratto dal racconto Confine, di John Ajvide Lindqvist, occorre fare un respiro profondo e incamerare una boccata di ossigeno. Dunque: sorprendente, magico, disturbante, coraggioso. La capacità di far uscire la parte animalesca dell’uomo, il suo legame intimo con la natura, oltre la spessa coltre di “civiltà” e cultura, è già straordinaria di per sé, perché viene espressa da una creatura che pure vive e lavora nel mondo di oggi. Tina (interpretata dall’attrice svedese Eva Melander) è brutta e “strana”, è capace di sentire con il fiuto i sentimenti delle persone e questa abilità la rende funzionale ad un ruolo nella società. Abita isolata nella foresta e comunica con la natura; ma mantiene un uomo nullafacente per non sentirsi del tutto sola quando torna a casa. Ci sono momenti magici, di notte nel bosco, in cui la barriera tra l’umano e la natura si dissolve e, nel silenzio del mondo, ogni cosa comunica con ogni altra, immersa nella stessa sfera.

Quando Tina incontra una creatura come lei e può condividere finalmente con qualcuno la sua natura, esplode in una gioia incontenibile: si sente finalmente in un rapporto dove è completa e “bella”. Ma nel momento in cui si troverà a poter decidere se cedere completamente agli istinti della sua natura, sceglierà invece di conservare un’umanità dalla quale, in fin dei conti, non si può tornare indietro.

Alcuni aspetti del film sono eccessivamente didascalici e sovraccaricano un messaggio che è chiaro di per sé; ad esempio l’episodio della coppia apparentemente “per bene” che nasconde inconfessabili segreti, sottolinea inutilmente che l’equazione civiltà=umanità va spesso in corto circuito.

Tuttavia la figura della protagonista è capace di esprimere il diverso, in tutti i sensi, con le sue difficoltà, dignità e potenzialità sconosciute. Non è un caso che per impersonare questa creatura sia stata scelta una donna, emarginata tra le emarginate, la cui diversità ha sempre fatto paura nella storia (Anna Göldi è l’ultima donna bruciata come strega nel 1782) e continua a procurare qualche problema ai femminicidi di oggi.