CRITICA LIBRI

Lezioni di vita in una stalla

Alice era una mamma molto intelligente e con uno spiccato senso dell’umorismo. Jim, suo figlio, era degno di lei dimostrando lo stesso livello di vivacità intellettiva sin da piccolissimo. Stephanie e sua figlia Olivia avevano un rapporto complicato e spesso conflittuale che tuttavia riuscivano sempre a risolvere pacificamente. Jake, giovane virgulto dall’aspetto possente e muscoloso, era interiormente un insospettabile sentimentale. Amelia, da piccola sempre trasognata in un mondo tutto suo, subì un violento trauma dando alla luce due gemellini morti.

Ognuno di questi personaggi, e altri ancora, con le loro coinvolgenti storie di vita potrebbero essere protagonisti di singoli romanzi altrettanto avvincenti. Invece, sono stati riuniti insieme per dar vita a un libro delizioso. Un libro commovente, divertente ma soprattutto istruttivo perché fa riflettere aiutandoci a ribaltare la realtà che ci circonda per osservarla da un punto di vista alternativo.

Sì, perché Alice, Jim, Stephanie, Olivia, Jake e Amelia non sono esseri umani. Sono mucche e tori. E «di bovini, come di persone, ce ne sono di tutti i tipi» come cita l’autrice. La vita segreta delle mucche (Garzanti, 2017) di Rosamund Young, racconta con disarmante semplicità come anche mucche e vitelli, oltre agli altri animali da fattoria, abbiano sentimenti, comportamenti e pensieri tanto quanto noi donne e uomini. Pertanto, imparare a capirli è fondamentale sia a noi sia a loro per una convivenza eticamente rispettosa.

Tutto ebbe inizio nel 1953, quando i genitori di Rosamund decisero di diventare allevatori nel cuore della campagna inglese: cinque mucche, un vecchio trattore, niente elettricità e niente telefono. Tutto rigorosamente biologico, quando ancora questo termine non era comparso. All’epoca Rosamund aveva pochi giorni ma i suoi primi vagiti si intrecciavano al muggire dei bovini e la sua infanzia s’impregnava della ruspante vita agreste di una famiglia che capiva i propri animali, trattandoli come individui e rispettandoli come persone.

In questo libro, protagonista non è l’autrice, bensì gli animali della sua fattoria di Kite’s Nest, dove mucche, tori, pecore, galline e maiali sono cresciuti in piena libertà, potendo scegliere autonomamente come muoversi, dove pascolare, con chi giocare e con chi parlare. Certo! Perché anche loro posseggono un linguaggio e il modo di relazionarsi l’un l’altro, oltre che con gli esseri umani, lo dimostra. Una volta imparato a considerare ogni mucca e ogni torello come “individui” diventa facile rintracciare in loro la personalità che li contraddistingue, l’intelligenza che rivelano e la sensibilità che li rende timidi o audaci, remissivi o sfidanti di fronte agli eventi.

Il fatto che questi animali posseggano e dimostrino caratteristiche squisitamente umane, come l’umorismo o la gelosia, potrebbe infastidire chi è affezionato a una visione dall’alto delle specie che abitano il nostro bel pianeta. Ma chi l’ha detto che i bovini non siano intelligenti? Solo perché non sappiamo interpretare i loro comportamenti non ci dà il diritto di sentenziare giudizi. Valutare con criteri umani l’attività mentale ed emozionale degli animali non ci permette di vedere come essi davvero sono, anzi, ci rende ciechi davanti alla loro personalità. Il punto è che bisogna offrir loro i mezzi e le situazioni necessarie per realizzarsi, per vivere secondo le proprie esigenze e i propri desideri, e non invece come goffi servitori degli esseri umani. Perché anche le mucche sanno risolvere problemi, inventano giochi, covano rancore, si offendono, amano la musica, sanno perdonare, essere gentili, dimostrarsi a volte buffe e altre sagge. Proprio come noi. Ma vanno capite per poterle assecondare e rendere la loro esistenza dignitosa.

E se si volesse aggiungere un pizzico di materialismo in questo già convincente ragionamento, si può ricordare anche che rendere felici gli animali consentendo loro la naturale libertà non è solo un fondamento etico ma anche economico. Perché gli animali felici crescono più forti e sani, esattamente come i bambini umani.

Questo aveva imparato Rosamund crescendo in fattoria e questo ci racconta nel suo libro ricco di aneddoti sorprendenti. Ogni evento in una mandria si riduce a una questione di carattere. Mucche e vitelli affrontano la vita quotidiana stringendo amicizie, litigando, facendo pace, giocando e chiedendo coccole. Se lasciati liberi di scegliere trovano da soli le piante di cui hanno bisogno, senza quindi necessità di antibiotici o altri dannosi farmaci. I bovini vanno istintivamente in cerca di more in autunno e di biancospino in primavera, adorano le foglie di frassino e di salice. Alcuni preferiscono il timo selvatico e l’acetosella, altri le ortiche, mentre le pecore sono golose di cardi e di rabarbaro.

Osservando questi animali allevati in libertà, attraverso gli occhi di Rosamund, è evidente che siano loro stessi gli individui più adatti a decidere del proprio benessere, e non gli allevatori dei quali impareranno a fidarsi proprio in virtù dell’autonomia concessa. In fin dei conti, i desideri fondamentali dei bovini sono gli stessi nostri: niente stress e tanto amore, un tetto sopra la testa, cibo e acqua puliti, libertà di muoversi, di relazionarsi, di affezionarsi e di riposare tranquilli quando serve. In altre parole, ogni mucca vorrebbe poter godere dei suoi diritti, a modo suo, con i suoi tempi e le sue preferenze, e non secondo l’agenda degli umani.

Loro ce lo dicono, siamo noi che non sappiamo capirle. Le mucche, per esempio, muovono la testa in molti modi diversi, ognuno dei quali trasmette un messaggio diverso. Sono gesti necessari per salutare una persona o un altro animale, come quando allungano il capo in avanti e alzano il musello. Un saluto può essere accompagnato da una generosa leccata e da uno sguardo diretto e interrogativo, come a domandare un saluto in risposta. Ma i movimenti della testa servono anche per respingere attenzioni non gradite, così come per sollecitare amore e carezze. È commovente osservare madri e figli, mucche e vitelli, nel loro quotidiano vivere: una volta interpretati in maniera corretta i gesti di questi animali, è evidente quanto siano analoghi a noi, come usino gli stessi linguaggi affettivi per sentirsi, per conoscersi, per stare bene insieme.

Il libro di Rosamund Young, con le storie delle sue mucche e dei suoi vitelli, non rappresenta semplicemente lo specchio di una mandria della fattoria di Kite’s Nest, nel cuore della campagna inglese. È un riflettore puntato sull’intero universo bovino in grado di aprire gli occhi a noi umani su creature famigliari eppure quasi del tutto sconosciute, infondendo quella dose di umiltà necessaria per riconsiderare la nostra visione del mondo. Comoda, scontata ma non sempre corretta.

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