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Fenomenologia
dello spirito
delle Highlands

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Considerazioni filosofiche a partire da un saggio
di Gregory Bateson

di Daniele Pugliese

con una nota di Allaman Allamani

 

Pagine: 496
Anno di Pubblicazione: 2019

Edizione cartacea, ISBN 978-88-944323-0-5
Edizione e-book, ISBN 978-88-944323-3-6

 

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Descrizione

In un “sensato” saggio pubblicato nel 1971 nella raccolta Verso un’ecologia della mente, l’impareggiabile antropologo e linguista Gregory Bateson – artefice della teoria del “doppio legame” – sostiene che da sobrio l’alcolizzato è «più sensato delle persone che lo circondano».
Un’apparente bestemmia che potrebbe far inorridire quanti vivono accanto a una persona posseduta dal demone dell’alcol: drammatica situazione che costringe a far convivere gli affetti e l’amore con la disperazione, l’impotenza, al limite l’odio.
Drammatica situazione con cui – stando ai dati Istat del 2018 – sono costretti a misurarsi gli amici e i parenti di 8 milioni e 265 mila italiani – di cui quasi 6 milioni maschi – che hanno superato i limiti del consumo abituale di alcol oltre i quali, secondo i parametri stabiliti dal Ministero della salute, si rischia di incorrere in problemi di salute: i tratta di chi fa un eccessivo consumo abituale di alcol o di chi incorre in ripetuti singoli episodi di ubriacatura.
Quasi il 67% degli italiani al di sopra degli 11 anni ha bevuto sostanze alcoliche almeno una volta all’anno, percentuale diminuita rispetto a 10 anni prima ma con un aumento dei consumatori occasionali (46,2 invece del 40,6%) e di chi beve fuori pasto (30,2 rispetto al 25,4%) a scapito dei bevitori quotidiani (22,1 contro 31,0%).
Ampiamente sottovalutato per evidenti interessi economici, il fenomeno dell’alcolismo ha dimensioni consistenti e sale quotidianamente alla ribalta delle cronache quando si tratta di incidenti stradali, episodi di violenza familiare, degrado delle città, condizione giovanile.
È inevitabile allora domandarsi perché si beve, cosa spinge tanta gente ad offuscare la propria mente attaccandosi alla bottiglia. E mettersi quindi nei panni di chi lo fa, dalla parte di chi ne ha un irrefrenabile bisogno, entrare nella testa di quello che Joseph Roth definì “il santo bevitore”.
Scavando tra le pagine di scrittori e filosofi – da Socrate a Leopardi, da Tolstòj a Montaigne – un alcolista sobrio amante dei whisky prodotti nelle Highlands scozzesi è andato alla caccia di senso e logica, nei comportamenti propri e di quanti, invece, sono astemi o quantomeno conoscono la moderazione. Ricordandosi però delle proprie compulsive passioni e delle emozioni che accomunano i seguaci di John Barlecorn – la figura della mitologia scozzese che incarna lo spirito dell’alcol – a quanti riescono a non alzare il gomito. Se il primo passo è aver consapevolezza di quanto si sta bevendo, in queste pagine si incontra il cammino di chi beve e di quanti lo circondano.
Con una prefazione dello psichiatra Allaman Allamani, a lungo coordinatore del Centro alcologico dell’Azienda sanitaria fiorentina ed attuale consulente dell’Agenzia Regionale di Sanità Toscana, nonché autore di importanti testi sull’alcolismo in particolare e le dipendenze in generale, il libro invita a farsi le domande che tanto gli alcolisti quanto coloro che li circondano vorrebbero che “gli altri” si facessero. Indicando magari come comportarsi se a quelle domande non si trova risposta.

 


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