Descrizione
La dea dell’Ombra stanca dell’oscurità
Affronta il tema della mitologia questo primo romanzo di Daniele Pugliese, già autore di numerosi saggi, che dal Pantheon greco sceglie una divinità quasi sconosciuta: Skià, la dea dell’ombra.
«Una mattina mi sono svegliato e mi è comparsa questa figura di Skià – racconta l’autore – L’ombra ha una parte importante nella nostra vita. Nasconde, confonde, rende i confini incerti, ripara, accoglie, protegge. Significa difetto, imperfezione, spirito, fantasma, mistero. Può far paura, ma anche offrire sicurezza. La tua ombra ti segue sempre, se non la vedi ti preoccupi. E così avanti, offrendo molteplici argomenti anche a una lettura psicoanalitica».
Skià è un romanzo laico, anzi, antireligioso, chiarisce all’inizio l’autore, precisando che la fede è estranea e lontana dal suo essere. Subito dopo però Pugliese chiede al lettore di dare credito a un racconto privo di pezze d’appoggio e fonti sicure, spogliandosi delle certezze acquisite. Laicamente, toglie agli dei ogni sacralità e fa finire il romanzo con l’eliminazione da parte di Skià di tutte le divinità e di tutte le religioni.
Skià non viene partorita, ma appare (teofania), sotto l’ombra di una grande quercia. Nasce con il compito di sedurre Zeus, ma con il divieto di congiungersi con lui. Questo spetterà a Mnemosine, dea della memoria, che così concepirà e partorirà le Muse. Per quanto considerata e frequentata da Hermes e Mnemosine, Skià si sente solo un’esca ed è costretta ad agire sempre nell’ombra. Si sente diversa dalle altre divinità: una dea rimossa. E medita la vendetta. Dopo essersi presa una vacanza in giro tra le meraviglie del mondo, al ritorno decide, premendo il tasto “delete” del computer, di eliminare tutti: un deicidio che non risparmia nessuna divinità e nessuna religione, e si estende a draghi e mostri, ai protagonisti dei libri, ai personaggi delle leggende. Una carneficina che grazia solo gli sconosciuti.
Questo lo scheletro del racconto, che Pugliese conduce per oltre 500 pagine, con sapienza e arguzia, richiami colti, profondità e leggerezza. Con un approccio ironico e “smitizzante” alla mitologia, una confidenza che si può permettere solo chi la conosce molto bene. Tempi e luoghi si intrecciano continuamente, e l’excursus mitologico è l’occasione per continue digressioni e incursioni in tutti i campi del sapere, con rimandi e citazioni che vanno dalla letteratura al cinema, dall’arte alla musica: Shakespeare e Mozart, Primo Levi e Lucio Dalla, Omero, Kafka, Marguerite Yourcenar, Paolo Pietrangeli, De André, Marina Cvetaeva, Woody Allen. Il tutto corredato da una corposa parte dedicata a note minuziose, bibliografia, indice dei nomi.