Descrizione
800 anni sulle spalle ma ancora oggi l’imperatore Federico II di Svevia viene posto sugli altari o sul banco degli imputati. Rimosso il personaggio storico, è stato trasformato in un mito e di esso se ne è fatto abbondante uso, tanto da stravolgere la storia o tirarla dalla propria parte fino a negarla.
Con le armi del cronista che segue un avvincente caso giudiziario e con una gradevolissima scrittura, Marco Brando, giornalista di lungo corso e scrittore, ha indagato sul “leader” del Sacro romano impero (Jesi, 1194 – Castel Fiorentino, 1250) e sul massiccio impiego ideologico della sua immagine.
Blandamente apprezzato in tutto il Sud, soltanto in Puglia è assurto a vero e proprio idolo fino a trasformarlo in un’icona da stampare sulle magliette come Che Guevara o Marilyn Monroe.
Dalla “centrifuga” di questo caso emerge però anche il disprezzo strumentale che se ne è fatto nel Nord padano-leghista, dove i santini riproducono invece l’effige di Alberto da Giussano.
Il puzzle ricostruito svela usi e abusi dell’imperatore, gli antichi debiti e gli antichi pregiudizi, la ferita profonda che lacera l’Italia imprigionandola nel suo Sud e nel suo Nord.
Accompagnato dalla prefazione di Giuseppe Sergi e dalla postfazione di Tommaso di Carpegna Falconieri, medievisti di chiara fama, il libro aggiorna ed amplia un precedente volume uscito nel 2008 e ormai esaurito, riproducendo in appendice i testi di Raffaele Licinio e Franco Cardini, oltre a una ricca sezione iconografica.
In controluce si legge, a prescindere dal personaggio, l’uso che viene fatto dei miti, fornendo gli strumenti per coltivarli, senza farsene fagocitare fino a perdere il lume della ragione.