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Mutare è possibile. Parola di Ovidio

In 300 – studenti, insegnanti, semplici appassionati, attori e gente comune, di età e provenienza eterogenee – per 3 giorni a leggere i versi delle "Metamorfosi", dell’"Arte di amare" e degli altri capolavori di Ovidio, in una manifestazione organizzata dalla Scuola Normale Superiore di Pisa.

 A narrare il mutare delle forme in corpi nuovi
mi spinge l’estro
Ovidio, Metamorfosi, Libro primo

Be’, non è proprio male questo mondo – superficiale, di fretta, sempre arrabbiato, pieno di rancori, denso di invidie, gelosie, attento solo ai soldi e al potere – se in un week end di fine estate 300 fra studenti, insegnanti, semplici appassionati, attori e gente comune, di età e provenienza eterogenee, decidono per 3 giorni di cimentarsi, per il solo piacere di farlo, nella lettura dei versi delle Metamorfosi e dell’Arte di amare, delle Lettere di eroine e dei Rimedi contro l’amore – dei capolavori insomma di Ovidio – l’abile verseggiatore latino che, con una spiccata capacità di penetrazione psicologica svolta con sottigliezza virtuosistica, ha avuto un’attenzione speciale nel cogliere e rappresentare la complessità dell’anima femminile e nel sondare zone oscure e ancore inesplorate degli animi.

E invece è successo: una non stop di lettura collettiva – intitolata Mi darà voce il fato – delle opere del poeta che ha ispirato numerosissimi grandi della poesia e della letteratura dei secoli successivi, da Dante ad Ariosto e su fino a D’Annunzio, promossa ed organizzata dalla Scuola Normale Superiore di Pisa – durante l’appena trascorso fine settimana, il 22-23-24 settembre – proprio nell’ambito delle celebrazioni del bimillenario ovidiano.

Trecento persone appunto, all’incirca, si sono succedute per tre giorni nello snodarsi delle ore, avendo come scenario diversi luoghi della città di Pisa: la stessa sede della Scuola Normale Superiore nelle splendide sale del cinquecentesco Palazzo della Carovana, la libreria Ghibellina in Borgo Stretto, il chiostro e le sale interne del Museo di San Matteo, il Leningrad Café di Via Silvestri e, infine, la Gipsoteca di Arte Antica. Un evento poetico suggestivo caratterizzato dalle numerose intonazioni ascoltate.

Nel capolavoro del poeta latino, Le Metamorfosi, il racconto reiterato della trasformazione dell’aspetto di qualcuno o qualcosa diventa il mezzo per descrivere una condizione strettamente connessa alla dimensione della realtà, il passaggio a forme diverse – metamorfosi appunto – inteso come parte fondante dell’essere umano stesso e del mondo in cui vive, «questo brulicare e aggrovigliarsi di vicende spesso simili e sempre diverse, in cui si celebra la continuità e mobilità del tutto» come scrive Calvino nell’introduzione all’edizione Einaudi del 1979; una rivelazione del continuo divenire, del flusso che caratterizza la vita.

Protagonista indiscussa dell’evento, accanto ai bellissimi versi ovidiani, è stata la voce dei lettori. La lettura ad alta voce infatti, riscoprendo la dimensione originaria del corpo e della voce come sede e veicolo del senso di tutto ciò che diviene oggetto di comunicazione e scambio simbolico, ha consentito di recuperare le caratteristiche originarie del testo facendo così da tramite per la relazione tra il suo contenuto e gli uditori; in altre parole, la lettura collettiva con il suo approccio affabulativo e la teatralità dell’interpretazione, funzionando come una decodifica del testo scritto ha restituito senso a quest’ultimo, rendendolo fruibile per tutti, anche per chi aveva poca o nulla dimestichezza con i testi classici o con i sofisticati versi di Ovidio.

Il particolare clima narrativo che ha accompagnato la lettura senza soluzione di continuità e del tutto priva di momenti didascalici dei testi ovidiani, così come di una netta divisione tra pubblico e lettori, ha favorito non soltanto la curiosità, l’interesse e la disponibilità alla ricezione e all’elaborazione dei partecipanti, ma soprattutto è stato in grado di suscitare negli stessi momenti di vero e proprio stupore estetico.

Recuperando il rituale, tristemente in disuso, della lettura condivisa è emersa una straordinaria capacità di collaborazione collettiva e di scambio con il testo fondamentale non solo per riconoscerne senso e significato, ma soprattutto per costruire e inventare interpretazioni, associazioni, nodi.

Se è vero – citando ancora Calvino nel suo Perché leggere i classici a proposito di Ovidio – che «le Metamorfosi vogliono rappresentare l’insieme del raccontabile tramandato dalla letteratura con tutta la forza d’immagini e di significati che esso convoglia, senza decidere – secondo l’ambiguità propriamente mitica – tra le chiavi di lettura possibili», allora l’esperienza di lettura collettiva ha reso i versi ovidiani veicolo di conoscenza e di poesia al tempo stesso: a parziale risarcimento dell’esilio subito, impostogli dal moralizzatore Augusto, l’autore delle Metamorfosi avrebbe apprezzato.