DAILY LA PAROLA

Onomastico

Era già festeggiato prima dell'era cristiana, fu poi sostituito da due ricorrenze legate alla nuova religione monoteista: quelle che ricorrono nel giorno del battesimo e in quello dell'onomastico

La parola onomastico deriva dal grco ὀνομαστικός (onomastikòs), che significa “atto a denominare, relativo al nome”, derivato dal verbo ὀνομάζω (onomàzo, “denominare”). Può essere anche un aggettivo, però, con esclusivo riferimento ai nomi propri di persona, è un sostantivo e si riferisce  al giorno in cui ogni anno, alla data fissata dal calendario liturgico, la Chiesa celebra il santo o la santa con un determinato nome; pertanto ricorre, per tradizione, anche la festa di chi lo porta.

Detto questo, capita che il 25 aprile, dedicato a San Marco, ricorra il mio onomastico. Tanti amici mi fanno gli auguri, sia sui social network sia con metodi più tradizionali. Però c’è un dettaglio: sono al 95% meridionali. Durante gli anni in cui ho vissuto in Puglia mi colpiva molto quanto le persone tenessero a una ricorrenza che nell’Italia del Nord è trascurata.

Mio padre Pietro, nato nel 1921 alla Spezia ma figlio di napoletani, era l’unico in famiglia a ricordarsene. Vista dalla Liguria mi pareva una scelta originale, durante i 7 anni in cui ho vissuto in Puglia mi ha fatto sentire meno “solo”. Oggi i graditi auguri mi ricordano mio papà e la sua inconsapevole napoletanità, tanto più che a Napoli non andò mai in 83 anni di vita.

Nel nostro Mezzogiorno il compleanno una volta contava assai poco. Ancora oggi forse vince l’onomastico, una festa cara alla Chiesa da secoli. L’anniversario della nascita, che comunque oggi tutti festeggiano da Nord a Sud, è molto “giovane”. Il fenomeno mi ha incuriosito, tanto che ho letto il libro di Jean-Claude Schmitt L’invenzione del compleanno (Laterza). Lo storico chiarisce che era già festeggiato prima dell’era cristiana, tuttavia fu poi sostituito da due ricorrenze legate alla nuova religione monoteista: quelle che ricorrono nel giorno del battesimo e in quello dell’onomastico, come abbiamo visto dedicato al santo di cui si porta il nome, ritenuto esempio e patrono.

L’idea cristiana portava a una concezione circolare del tempo, scandito sulla falsariga del rituale liturgico: con il battesimo inteso come rinascita e la celebrazione dei santi omonimi come ricordo di quell’evento. Nulla di estraneo poteva essere festeggiato, tanto più che il compleanno celebrato dai cosiddetti pagani aveva una connotazione religiosa. Però soprattutto negli ultimi due secoli anche il tempo è diventato laico, non più ciclico bensì lineare: così è tornato di moda il compleanno degli antichi in versione moderna. Insomma, per Schmitt quest’ultimo è un’invenzione molto recente, tanto che cita persino una data: la torta di compleanno, con 53 candeline, offerta a Goethe nel 1802.

Oggi nel Sud Italia le radici cattoliche mostrano di essere maggiormente resistenti, più o meno consapevolmente, rispetto al Nord. Per quel che mi riguarda, gli auguri in occasione del mio onomastico offrono un vantaggio rispetto a quelli per il compleanno: non rendono necessario pensare agli anni che inesorabilmente passano.

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