DAILY LA PAROLA

Popgiornalismo

Dove le notizie si misurano per l’impatto che determinano nella vita e nell’immaginario delle persone, non per il loro valore

In questo caso, più che la radice semantica del termine, facilmente deducibile in quanto contiene la parola “pop”, è importante analizzarne la fenomenologia e l’impatto che genera nel mondo reale, a partire dal suo ambiente naturale, ossia il mondo del web. Prima di tutto, consideriamo l’enorme mole di notizie che, generata dalla Rete, bombarda quotidianamente il web lettore, che a sua volta assimila, rigurgita, clicca e riclicca, alla ricerca di nuovi e più eccitanti stimoli informativi. In questo contesto si colloca il successo del Popgiornalismo, che non ha una vera e propria funzione informativa (almeno nel senso classico del termine) e, almeno all’apparenza, nessuna connotazione ideologica. Non ha una sua fisionomia originale ma butta in un unico calderone mediatico cronaca, gossip, politica, cultura, dopo aver reso quest’ultima masticabile anche da palati meno fini. Condisce il tutto con una dose massiccia di sensazionalismo e ricorre alle bufale senza scrupolo alcuno.
Il giornalista e tuttologo Salvatore Patriarca, studioso del fenomeno, afferma che uno dei meriti di questa forma di comunicazione, è quello di aver superato il muro che da sempre divide l’informazione “alta” dall’informazione “ bassa”. “Per esempio, nel meccanismo informativo tradizionale, la politica aveva più peso dell’economia, la cronaca più della cultura e gli spettacoli più dello sport. Nell’universo pop invece, le notizie si misurano per l’impatto che determinano nella vita e nell’immaginario delle persone. La puntata finale di Game of Thrones vale quindi di più della nomina di un ministro – sostiene Patriarca- che al fenomeno ha dedicato il saggio Popgiornalismo. Il caso Dagospia e la postnotizia (Castelvecchi), additando a perfetto esempio il sito web di Roberto D’Agostino. Che, sempre secondo Patriarca, “mantenendo un approccio leggero, ironico, disincantato, lontano da ogni incasellamento ideologico, si permette di affrontare ogni argomento, dando così peso a un’offerta informativa che non si limita affatto ai soliti ambiti della curiosità e del pettegolezzo”.
Con buona pace dello studioso, l’argomentazione sulla bontà del popgiornalismo di fatto non diminuisce la distorsione personalistica, complottistica e banalizzante che questa forma di comunicazione può innescare. L’unico beneficio, per quanto ci riguarda, è che il giornalismo pop può salvare dall’imbarazzo chiunque voglia nascondere al vicino di ombrellone la copia della rivista gossip, acquistata furtivamente dal giornalaio con tanto di strillo in copertina sul topless di Belen o sul didietro della Ferragni. E sull’ultimo discorso alle truppe del Ministro degli Interni dalla spiaggia di Riccione.

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