SENZIO MAZZA
A Renato, amico lontano e perduto
– I –
In pochi innalzano grattacieli
su fondamenta di denari
convinti d’eterno. Ignorano
il resto degli uomini
pigiando numeri
di violenta finanza
su spietati computer.
Invocando amore
abbiamo strappato inutili bandiere
e messo all’indice le male genie.
Ci siamo disincagliati dai miti
cercando gli uomini
oltre gli ambigui crocevia.
Ti ho confidato desolate parole,
urlo evanescente
senza eco di ritorno;
e spingendomi oltre ho supposto
che l’immenso che ruota
non consola.
– II –
Quando la giovinezza
infiammava i sogni
volevo uomini liberi
e fratelli nel nome di Cristo
tutti a tentare un amore
per l’aspro vivere umano.
Tu, amico lontano e perduto,
ateo incallito,
credevi nel “Capitale” di Marx
e sognavi uomini uguali
per la stessa classe di viaggio
per itinerari d’amore.
Mi gelò l’ipocrisia degli Altari
mentre ti cambiavano i simboli
e diseguagliando gli uomini
svendettero i nostri valori
alla Banca Vaticana
e alle “Borse” maligne del mondo.
– III –
Non abbiamo voce, né ascolto.
Ci assaltano incomprensibili metafore
mentre assistiamo a deliri
di folle onnipotenza. I brividi
scavano rughe,
frantumano gli scogli dell’anima.
I nostri nobili intenti
non hanno “quotazioni”.
Non c’è un “listino”
per contrattare l’amore, né dove
“collocare” i sogni,
“investire” i puri sentimenti.
Ci tocca restare sul greto dell’Arno
con tutta la storia
raccontata dai limosi sciacquii,
mentre uomo dappoco
m’incorono di ortiche e disilluso
giaccio.
Da Infime dissonanze, Le Farfalle, Catania, 2013, pp. 101-103
Sanzio Mazza, è nato in un paese dal nome magico in provincia di Catania: Linguaglossa. Laureato in giurisprudenza vive da moltissimi anni a Scandicci, alle porte di Firenze. Scrive in italiano e in siciliano ed ha collaborato alla stesura del Vocabolario siciliano curato dal professor Giorgio Piccitto dell’Università di Catania. Ha pubblicato numerose raccolte di poesie ed è stato incluso nella Antologia dei poeti toscani del ‘900.