DAILY LA PAROLA

Scrambler

Si tratta di un particolare tipo di motocicletta con caratteristiche principalmente stradali, capace tuttavia di affrontare percorsi sterrati o fuoristrada

È una parola che deriva dal verbo inglese “to scramble”, il quale ha diversi significati, primo fra tutti quello di mescolare, rimestare, strapazzare. E infatti le uova strapazzate che costituiscono una delle basi del breakfast mattutino, si chiamano scrambled eggs. Ma “mescola” anche altri significati, come quello di arrampicare, o muoversi di scatto, balzare e ancora dimenarsi per fare qualcosa.

A partire dagli anni Cinquanta fu impiegato negli Stati Uniti per definire quelle motociclette originariamente prodotte per percorsi stradali a cui erano stati applicati manubri più larghi, pneumatici meno lisci e rapporti più corti come nelle moto da fuoristrada per percorrere più agevolmente le lunghe strade sterrate che collegano i “ranch” alle grandi vie di comunicazione.

Lo Scrambler, dunque, è un particolare tipo di motocicletta con caratteristiche principalmente stradali, capace tuttavia di affrontare percorsi sterrati o fuoristrada. A partire dagli anni Sessanta, e soprattutto nel decennio successivo, molte case motociclistiche americane – come la Bsa –, inglesi – come la Triumph – e italiane – come la  Morini e la Ducati – misero in commercio e vendettero un cospicuo numero di modelli “scrambler”.

Uno dei più famosi fu proprio il Ducati 250 del 1972, quasi esclusivamente giallo, nero e con un po’ di cromature, prodotto dalla casa di Borgo Panigale alle porte di Bologna anche nelle cilindrate 125, 350 e 450, riproposto nel 2015 ispirandosi proprio a quel modello di successo.

Se la motocicletta in sé è sempre stata la materializzazione di un sogno di libertà, gli Scrambler espandevano quel sogno consentendo di andare pressoché ovunque, indipendentemente dagli ostacoli che si fossero trovati lungo il percorso. È bello sognare. E ancor più essere liberi.

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