DAILY LA PAROLA

Serotonina

Chissà perché quando ho preso in mano per la prima volta il romanzo di Michel Houellebecq ho pensato che lo scrittore francese volesse parlare di felicità. Leggendolo, invece, si capisce molto chiaramente che la serotonina di cui parla ha il significato esattamente contrario a quello che viene attribuito dalla scienza. E allora mi è sembrato interessante mettere a confronto le due vie della serotonina, quella scientifica e quella letteraria. Premettendo che il romanzo racconta molte cose, è intenso, duro, reazionario, giusto per alcuni aspetti e sicuramente scritto bene, anzi benissimo.
«La serotonina è un neurotrasmettitore sintetizzato principalmente nell’apparato gastrointestinale e a livello del sistema nervoso centrale. Svolge numerose funzioni e interviene nella regolazione di importanti processi fisiologici quali il ciclo sonno/veglia, il senso di fame/sazietà, la motilità intestinale, il tono dell’umore, la memoria e il desiderio sessuale. È conosciuta soprattutto per essere l’ormone responsabile del buonumore: più serotonina abbiamo in circolo, maggiore sarà il nostro grado di appagamento, soddisfazione e benessere psicofisico. Per questo motivo, la serotonina è nota anche come l’ormone della felicità».
Nel libro, invece, il protagonista, un quasi cinquantenne, benestante, egoista, erotomane, difettoso si trova a un certo punto della vita, ricordando il passato e sfuggendo il presente, bisognoso di serotonina, contenuta in un farmaco che lo rende abbastanza umano ma non felice. Tutt’altro. Persino la spinta erotica sparisce. Completamente. E per uno che ha trascorso i suoi primi – quasi – cinquant’anni con quella cosa in testa diventa come uno stadio terminale. Anche, forse, per dire qualcosa di politico. Ma qui ci interessa la serotonina e vediamo allora la chimica cosa ci riserva.
«È una piccola compressa bianca, ovale, divisibile. Non crea né trasforma; interpreta. Ciò che era definitivo, lo rende passeggero; ciò che era ineluttabile, lo rende contingente. Fornisce una nuova interpretazione della vita – meno ricca, più artificiale, e improntata a una certa rigidità».
La compressa in questione si chiama Captorix ed è un antidepressivo. L’unica ancora di salvezza per chi, come il quaranta seienne Florent-Claude Labrouste, fatica a vivere con le sue sole forze. Così, decide di ricorrere a questo medicinale, basato su un semplice meccanismo: favorire la liberazione per esocitosi della serotonina (l’ormone del buonumore, per intenderci) permettendo a chi lo utilizza di affrontare le giornate che altrimenti sembrerebbero buie e insignificanti. «Aiuta gli uomini a vivere, o almeno a non morire per qualche tempo» rivela Florent-Claude, il protagonista del romanzo. Florent-Claude Labrouste, infatti, oltre ad essere cinico, disilluso e a dir poco ossessionato dal sesso, soffre di una pesante patologia depressiva che non gli permette neanche di lavarsi (“la prospettiva di avere un corpo di cui prendersi cura diventava sempre più insopportabile”) e che potrebbe condurlo al suicidio. Così il dottor Azote, un medico di base piuttosto stravagante, gli prescrive un antidepressivo di nuova generazione, il Captorix, in grado di stimolare la produzione di serotonina, l’ormone della felicità. Sarebbe un farmaco miracoloso, se solo la serotonina non inibisse – per motivi che neanche i medici sanno spiegare – la sintesi del testosterone, causando la perdita totale del desiderio sessuale e condannando chi ne fa uso all’impotenza.
La solitudine estrema, la consapevolezza di aver fallito nella vita e l’inesorabile avvicinarsi della vecchiaia – condizione resa ancora più tangibile dallo stato di impotenza causato dal Captorix – spingono il protagonista a ripercorrere in maniera tanto nostalgica quanto insolente le storie d’amore – e di sesso – più importanti della sua vita. Celebrando il ministero del sesso e di chi lo ha reso, il suo, felice, importante, iconico.
Forse, ci dice Houellebecq, sta nel rapporto amoroso e familiare la vera essenza della felicità. E la serotonina è solamente un sostantivo, un palliativo, un’illusione. Chissà.