DAILY LA PAROLA

Sovversivo

Sovversivo, aggettivo spesso sostantivato, cucito addosso, di volta in volta, a coloro che, a torto o a ragione, promuovono la sovversione politica o sociale. È definito sovversivo chi cospira per distruggere l’ordinamento dello Stato, chi professa idee rivoluzionarie o chi appartiene a gruppi eversivi.  È fredda la definizione del vocabolario per un termine che spesso ha invece prodotto grande carica emotiva.

Di recente Luciano Canfora ha scelto di intitolare Il sovversivo la sua poderosa fatica con la quale traccia la biografia di Concetto Marchesi (1878-1957). Grande studioso novecentesco del mondo antico, Marchesi è stato anche un importante intellettuale comunista, seguace prima di Amedeo Bordiga e poi di Palmiro Togliatti. Tanto per spiegare la complessità del personaggio, fu lui a definire «cagnara reazionaria, clericale e fascista» la protesta di alcuni intellettuali del Pci che erano contrari alla repressione sovietica della rivoluzione d’Ungheria.

Nel 1975 Corrado Stajano aveva usato lo stesso titolo, Il sovversivo, per raccontare la storia dell’anarchico Franco Serantini, nato a Cagliari nel 1951 e morto a Pisa nel 1972, nel carcere Don Bosco dove era stato trattenuto e interrogato per due notti e un giorno. Serantini era rimasto ferito in un pestaggio nel corso di una manifestazione nel centro della città. Più recentemente, i ragazzi della Diaz durante il G8 di Genova o i ribelli delle manifestazioni no Tav sono stati etichettati come sovversivi.

Sono definiti I sovversivi, almeno nel titolo, i quattro “strambi” militanti comunisti che si ritrovano a Roma al funerale di Palmiro Togliatti nel film dei fratelli Taviani del 1967 in cui i due registi ragionano sulla crisi delle ideologie. Francois Truffaut sceglie di portare alla ribalta, con Fahrenheit 451, il romanzo di Ray Bradbury dove sovversivi sono i libri e chi li legge: in un improbabile mondo futuro i libri sono pericolosi e, dopo essere stati cacciati di casa in casa, vengono bruciati alla temperatura di 451 gradi Fahrenheit. I “sovversivi” però continueranno a leggere.

In epoca fascista furono schedate come sovversive oltre centomila persone, la maggioranza delle quali considerate comuniste, socialiste o antifasciste finite nel Casellario politico centrale. Nelle dittature sono stati bollati come sovversivi tutti coloro che semplicemente esprimevano dissenso. Scriveva Piero Calamandrei: «Nel macabro cerimoniale in cui gli incamiciati di nero, preceduti dai loro osceni gagliardetti, andavano solennemente a spezzare i denti di un sovversivo o a verniciargli la barba o a somministrargli, tra sconce risa, la purga ammonitrice, c’era già, ostentata come un programma di dominio, la negazione della persona umana».

I termini sovversivo ed eversivo hanno una base comune e sono stati spesso utilizzati come sinonimi, ma nel linguaggio attuale, eversivo si è caricato con più forza di sfumature negative, collegato all’idea di trame oscure contro lo Stato o settori delle istituzioni, mentre questo riferimento sembra mancare nell’uso di sovversivo che si usa piuttosto per gruppi e movimenti minoritari contrapposti al potere istituzionale. Ogni periodo storico ha visto all’opera i suoi sovversivi. In senso lato, forse ha ragione chi dice che, ad un certo punto della vita, “siamo stati tutti sovversivi”.

«Sono pazzo ed incosciente. Sono un irriconoscente. Un sovversivo, un mezzo criminal», cantava Edoardo Bennato in Sono solo canzonette.