IL NUMERO

12 (bis)

Parcheggiatrici e parcheggiatori maldestri abbiamo buone notizie. Al MIT (Massachusetts Institute of Technology) hanno costruito un marchingegno mobile su ruote, in grado di autoparcheggiarsi. È guidato da un tranquillo sistema nervoso composto da 12 simil-neuroni che esegue egregiamente il compito. La sua struttura micro cerebrale è stata copiata da quella di un verme.

La buona notizia non è che sarà montato sui nostri veicoli – perché al momento non è previsto – e nemmeno che risparmieremo la “qualsiasi somma” che avremmo speso per acquistarlo. La buona nuova è che, anche se ci può sembrare che tutto il nostro sistema nervoso sia impegnato nella manovra che non ci riesce e che ci fa sudare pure nel mezzo dell’inverno, in realtà ad occuparsene sono al massimo una dozzina di neuroni.

Ci possiamo rilassare, quindi, e dedicarli veramente all’esecuzione del parcheggio, invece di tenerli occupati, insieme a tutti gli altri, in tutt’altre attività: verificare ossessivamente se stiano sopraggiungendo altre auto; temere di aver preso male le misure; controllare se la coda che si va formando sia troppo lunga (rispetto a cosa poi, al verme che ci surclasserebbe?); presagire il momento esatto in cui il campione del mondo di parcheggio si accanirà con furia omicida sul clacson; guardare nuovamente e nervosamente nel retrovisore; aver paura di danneggiare le vetture che delimitano il ricovero della nostra (sorte non voglia che da una parte o da entrambe ci siano scooter che già tremano agli sbuffi dello scappamento); sperare che, come un angelo, appaia, con gran fretta di andarsene, il proprietario di quella davanti; tirare una grattata che pare un maiale scannato; temere che, come un boia, si materializzi quello dell’auto dietro; sentirsi osservati dai passanti; sobbalzare nell’auto che si spegne; incastrare il cinturino dell’orologio nel poggiatesta del sedile del passeggero, cercando un qualsiasi sostegno nelle nostre continue torsioni; temere ritorsioni; pensare di scappare e di non farsi più vedere da quelle parti o di tingere l’auto di un altro colore; guardare di tanto in tanto quello che tra i passanti si è fermato, fissandoci con le braccia conserte e scuotendo il capo con una smorfia di disprezzo avendo il dodicesimo Dan di parcheggiatore; sperare in un aiuto che non arriverà mai; vederlo in un’allucinazione; sorridere angosciatamente al campione del mondo di cui sopra che oramai è sceso dall’auto e sta inveendo contro di noi e forse non sono nemmeno passati due minuti…

Ecco questi due sì che hanno dodici neuroni e li terranno occupati tutto il giorno per raccontare turpemente quanto hanno dovuto vedere, dando un senso alla loro giornata, senza rendersi conto della differenza che corre tra intelligenza artificiale e deficienza naturale.

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