La mattina del 13 maggio 1981, in una Piazza San Pietro gremita per la consueta udienza del mercoledì, Giovanni Paolo II incontra la folla a bordo della sua papamobile allora scoperta, quando viene raggiunto da due colpi di pistola sparati da Mehmet Ali Agca, un terrorista turco che viene immediatamente individuato e tratto in arresto.
Il pontefice si accascia fra le braccia dei presenti, perde molto sangue e, trasportato al Policlinico Gemelli, viene sottoposto ad un delicato intervento chirurgico nel corso del quale gli viene asportato un tratto di intestino. Ma prima che, in occasione del Natale di due anni dopo, rimessosi dalla lunga e complicata convalescenza, il papa possa recarsi in visita al suo attentatore, nel frattempo condannato all’ergastolo dalla giustizia italiana per attentato a capo di stato, un altro oscuro delitto si consuma fra le mura vaticane: il rapimento di Emanuela Orlandi.
La scomparsa di questa ragazzina di 15 anni, avvenuta il pomeriggio del 22 del maggio 1983, viene presto messa in relazione con lo stesso Ali Agca, di cui l’8 luglio una telefonata anonima, diretta al cardinale Casaroli, chiede la liberazione in cambio di quella della giovane, figlia di un dipendente del Vaticano.
Ma la cosiddetta “pista bulgara”, che avrebbe condotto al gruppo terrorista dei Lupi Grigi di cui faceva parte Agca, viene presto sconfessata da un ex agente della STASI, il servizio segreto della Germania orientale e quindi abbandonata e, dopo un appello lanciato all’Angelus del 3 luglio ’83, sulla vicenda calano le pesanti tende rosse dello Stato della Chiesa. Dietro le quali si dipana un intreccio diabolico in cui vengono chiamati in causa il cardinale Marcinkus, allora spregiudicato responsabile dello IOR in affari con il Banco Ambrosiano di Roberto Calvi, i servizi segreti italiani ed americani, il crollo dell’URSS, la Banda della Magliana ed il suo spietato capo, Enrico De Pedis, che grazie alla trasmissione Chi l’ha visto? nel 2005 si scopre essere sepolto, quasi in odore di santità, nientemeno che nella Basilica di Sant’Apollinare. Non mancano poi le teorie, sostenute dall’esorcista Padre Gabriele Amorth, che ipotizzano che la ragazza, trascinata in un giro di festini di preti pedofili e droghe, sia rimasta uccisa in occasione di una di queste orge porporate e sia poi stata fatta sparire.
In tutto questo il fratello maggiore di Emanuela, Pietro Orlandi, non si è mai dato pace e continua, i capelli ormai bianchi ma lo sguardo vivissimo, a chiedere udienze papali, pretendere gli accessi a documenti secretati o spariti, incontrare magistrati e giornalisti, manifestare in piazza, partecipare a trasmissioni, rivolgersi ad avvocati. Fra questi, l’ultima in ordine di tempo ha dichiarato, nel corso del recente speciale di Atlantide curato per La7 da Andrea Purgatori, di essere in attesa dell’autorizzazione per un colloquio con Pippo Calò, il cassiere della mafia, attualmente detenuto in regime di 41 bis nel carcere di Opera e, pare, informato sui fatti. Quanto ad Agca, dal quale più o meno siamo partiti, ottenuta una serie di sconti di pena per buona condotta, è stato infine estradato in Turchia nel 2000, previo nulla osta della Santa Sede. Sul soglio della quale, da allora, si sono già avvicendati tre papi, dei quali uno emerito.