Nel 2017 l’Europa ha celebrato i 15 anni “poliomielite free”, confermando che il virus non è mai stato così vicino all’eradicazione, in tutto il mondo.
Nemmeno un anno di sollievo perché, poche settimane fa, il Centro di Controllo malattie europeo ha lanciato un nuovo allarme sulla necessità di conservare il risultato raggiunto nel Vecchio Continente con politiche di vaccinazione efficaci, unite a campagne di informazione e di sensibilizzazione a livello non solo europeo ma mondiale. La malattia è considerata endemica solo in Nigeria, Pakistan e Afghanistan, dove nei primi mesi del 2018, sono già stati segnalati 8 casi contro i 17 totali registrati lo scorso anno. La facilità e la rapidità degli scambi, dei viaggi e degli spostamenti possono favorire la diffusione del virus, se la copertura vaccinale non è ottimale, anche nei Paesi che come l’Italia non hanno più registrato casi negli ultimi 40 anni.
Nel 2010 in Russia 14 persone furono colpite dalla malattia trasmessa da un ceppo virale importato dal Tajikistan; nel 2015 in Ucraina, dove era vaccinata solo la metà dei bambini, ci sono stati due casi di polio.
Lo scorso anno, il Commissario europeo per la salute, il lituano Vytenis Andriukaitis aveva già detto che lo stato “polio free” «conquistato dalla grande Europa nel 2002 è a rischio, a causa della bassa immunità della popolazione e delle lacune di immunizzazione, anche nei paesi Ue», osservando anche che «ogni anno nel mondo le vaccinazioni evitano una cifra stimata in 2,5 milioni di morti».
Un allarme confermato anche dall’infettivologo italiano Gianni Rezza, direttore del Dipartimento di malattie infettive, parassitarie e immunomediate dell’Istituto superiore di Sanità, che nel 2017 aveva denunciato che la percentuale di vaccinati contro la polio in Italia è scesa al 93,5 %, inferiore all’obiettivo del 95%.