IL NUMERO

158

«La lunga tradizione Pernigotti inizia nel 1860 (158 anni fa, ndr) con l’apertura a Novi Ligure di quella che presto diventerà una delle drogherie più rinomate del Piemonte. La qualità delle lavorazioni proposte porta in soli otto anni il suo fondatore, Stefano Pernigotti, a dare vita alla società Pernigotti & Figlio, aprendo la fabbrica che sarà un simbolo e un punto di riferimento per la città.

A conferma del successo e del prestigio della sua offerta dolciaria, nel 1882 la società viene insignita con l’onorificenza dello Stemma Reale che la accredita ufficialmente come fornitore della Real Casa. Agli inizi del Novecento, l’azienda è una delle più importanti del settore, con macchinari all’avanguardia e un sistema produttivo in grado di dare vita a lavorazioni pregiate e ricette uniche. La seconda generazione si dimostra all’altezza dell’eredità ricevuta è grazie al suo ingegno e alla profonda conoscenza delle tecniche di lavorazione dolciaria che Paolo Pernigotti, per far fronte al divieto di usare lo zucchero in vigore durante la guerra, perfeziona e commercializza una rivoluzionaria ricetta per il torrone a base di miele concentrato.

Passano pochi anni e nel 1927 inizia la produzione del Gianduiotto, il cioccolatino che fonde in una forma inconfondibile cacao e pasta di nocciole e che diventa uno dei simboli più apprezzati della tradizione italiana nel cioccolato. Negli anni successivi la ricerca Pernigotti non si arresta e l’azienda cresce, cambia sede e continua a proporre prodotti che entrano nella storia e nelle case di tutti gli italiani come il Cremino, le Pepitas e il Nocciolato, per arrivare negli anni ’70 a essere una delle più importanti realtà nel settore del cioccolato».

Eccola qui, sintetizzata sul sito internet ufficiale, la gloriosa storia della Pernigotti, una delle eccellenze che ha dato lustro alla fama della qualità dolciaria italiana, nel mondo. Ed eccole qui le meno gloriose ultime quattro righe, sempre dal sito: «Nel 2014 la famiglia Toksöz raccoglie questa grande tradizione per guidarla in un processo di internazionalizzazione che, salvaguardando le radici territoriali del marchio e rispettando la qualità delle ricette originali, porti il piacere del grande cioccolato italiano in tutto il mondo».

Quattro anni più tardi, 158 dall’apertura, la fabbrica di Novi Ligure chiude i battenti e manda a casa 180 persone (100 dipendenti e 80 interinali). Il piano aziendale della proprietà turca prevede lo smantellamento della parte produttiva e il mantenimento del marchio e della rete commerciale. Traduzione: si mettono in commercio i cioccolatini fatti in Turchia, come già avviene per la crema spalmabile, prodotta in Anatolia.

Poi, dopo due giorni di mobilitazione in difesa dello stabilimento è arrivata una parziale marcia indietro e Toksöz ha annunciato che la produzione verrà delocalizzata sì, ma «unicamente presso il territorio nazionale». Traduzione: Novi Ligure comunque chiude. 100 dipendenti e 80 interinali dovranno essere (speriamo) ricollocati, anzi «il maggior numero possibile di dipendenti», precisa un comunicato della proprietà.

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