Era il 17 dicembre 1989 quando la serie animata I Simpson debuttò negli Stati Uniti in episodi di mezz’ora sulla rete Fox, in prima serata. I suoi creatori, il fumettista Matt Groening e il produttore James L. Brooks, ne avevano testato la potenza già nel 1987, quando i Simpson comparvero in un corto intitolato Good Night fra i corti animati di un minuto che venivano mandati in onda durante il Tracey Ullman Show, e diventarono subito piuttosto popolari.
La serie è una parodia satirica della società e dello stile di vita statunitense attraverso una famiglia “esemplare”, la famiglia Simpson, composta da Homer e Marge e i loro tre figli Bart, Lisa e Maggie. Gli elementi di novità che portava in scena erano moltissimi, a partire dalla dissacrazione della famiglia media americana, fino ad allora ritratta in maniera idilliaca dalla TV; l’universo dei personaggi è profondo, coerente, ognuno ha una sua personalità ben definita e si relaziona con gli altri e con il mondo esterno secondo la propria natura. Inoltre ogni puntata racconta un’intera storia in modo molto brillante, pieno di battute che vengono ancora citate; una vera e propria rivoluzione per la tv americana, che attraverso i suoi 662 episodi alla fine sarà uno dei prodotti culturali di massa più importanti di quel decennio, tanto che il numero del magazine Time del 31 dicembre 1999 lo ha acclamato come “miglior serie televisiva del secolo”.
Le prime otto stagioni dei Simpson sono state osannate dalla critica in tutto il mondo, ma quelle successive hanno subito un calo sia nella caratterizzazione che nelle specificità dei personaggi. Le ragioni sono state esaminate da molti, dipendono anche da fattori meramente anagrafici, assieme a quelli specifici come il fatto che i “padri” dei Simpson hanno abbandonato la serie, e da come è cambiata la società occidentale in questo nuovo millennio, sempre più sul pelo dell’acqua.
