Il timore che qualcuno (nello specifico Alfred Russel Wallace) potesse rendere pubbliche le sue conclusioni: questo spinse Charles Darwin a pubblicare la sua teoria. Il 18 giugno 1858, infatti, Wallace inviò a Darwin un documento con le sue considerazioni sull’evoluzione, considerazioni che Darwin trovò molto simili alle sue. Per evitare spiacevoli conseguenze, l’unica cosa possibile era anticipare i tempi e pubblicare il materiale raccolto in modo da assicurarsi il primato.
La teoria del celebre biologo è contenuta nel libro L’origine della specie, che è il lavoro più noto di Charles Darwin. Molti dei dati contenuti nel testo sono stati raccolti durante il viaggio intorno al mondo sulla nave HMS Beagle, e, in particolare, durante la sosta alle Isole Galápagos. Di ritorno dal suo viaggio, Darwin analizzò i campioni di specie animali e vegetali, che aveva raccolto, e rilevò somiglianze tra fossili e specie viventi della stessa area geografica.
Da questo, egli dimostrò che l’evoluzione altro non è che l’elemento comune, una sorta di filo conduttore della diversità della vita. Dunque, i membri di uno stesso gruppo si assomigliano proprio perché si sono evoluti a partire da un antenato comune. Secondo Darwin, il meccanismo principale con cui la variazione porta alla speciazione, e dunque all’evoluzione di nuove specie, è la selezione naturale.