IL NUMERO

236

Il 30 giugno scadrà il consiglio d’amministrazione della Rai e la corsa a una delle poltrone più ambìte è questa volta particolarmente nutrita. Sono ben 236, infatti, i curricula pervenuti e pubblicati, come prevede la legge, sui siti di Rai, Camera e Senato.

Dentro c’è di tutto: conclamati esperti del settore radio-televisivo, ma anche manager del mondo editoriale, giornalisti, avvocati, commercialisti e diverse figure, per così dire, spurie. Oltre alle ricandidature dei membri uscenti Rita Borioni, Arturo Diaconale, Carlo Freccero, Giancarlo Mazzuca e Franco Siddi, c’è quella del giornalista e conduttore tivù di lungo corso Michele Santoro, quella del suo collega già direttore di Rai1 e di Rai Fiction Fabrizio Del Noce e quella del guru della televisione italiana Giovanni MInoli.

Poi ci sono i candidati che non ti aspetti, come l’ex Iena Dino Giarrusso, candidato non eletto del M5S, il generale della Finanza a riposo Ugo Repetto super esperto di cybercrime, il difensore civico della Regione Emilia-Romagna avvocato Gianluca Gardini, ma anche l’ex deputata di Forza Italia ed ex ministra dell’Agricoltura Nunzia De Girolamo, che è avvocato ma, soprattutto, come ha dichiarato, conosce bene la tivù «per esserci stata molte volte come ospite».

Personalmente, se dovessimo fare un auspicio, vorremmo l’attuale direttore della Reggia di Caserta, l’ex funzionario del Comune di Bologna Mauro Felicori, passato alle cronache per essere uno che lavora troppo (oltre che competente in ambito culturale e amministrativo). Ma, come prevede la legge Renzi entrata in vigore nel 2015 e che verrà applicata per la prima volta, quattro dei componenti il cda Rai verranno votati da Camera e Senato. Vedremo se la politica, al di là delle solite logiche spartitorie, ne sceglierà anche uno bravo.

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