LA DATA

25 novembre 1999

Istituita dall’Assemblea Generale dell’ONU nel 1999, ricorre il 25 novembre la Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. All’Assemblea Generale dell’ONU il merito di averla riconosciuta, ma la scelta del giorno venne fatta molti anni prima, nel 1981, da un gruppo di donne attiviste, in occasione dell’Incontro Femminista Latinoamericano e dei Caraibi a Bogotà.

Il giorno 25 novembre è stato indicato come quello più adatto a sensibilizzare sul tema per ricordare il sanguinoso assassino delle tre sorelle Mirabal nel 1960, a operare del regime di Rafael Leónidas Trujillo nella Repubblica Dominicana. Le tre sorelle tentavano di contrastare le politiche di Trujillo, che non facevano altro che relegare il Paese a uno stato di arretratezza e confusione. Le tre sorelle subirono un destino infame: furono torturate, massacrate e poi gettate in un precipizio. Il regime non accetta i dissidenti, ancora meno se i dissidenti sono delle donne.

In Italia, negli ultimi anni, si sono intensificate le iniziative politiche e culturali in occasione del 25 novembre. In particolare, resta celebre la marcia del 2007 quando centomila donne sfilarono per le vie di Roma contro la violenza sulle donne. Violenza che si manifesta, troppo spesso, nei gesti e nelle parole: ferisce lo schiaffo, il pugno, il colpo di pistola, e ferisce anche la scarsa considerazione, il linguaggio scurrile nei confronti di una donna, la sensazione di valere meno di un uomo. Le donne in molti, troppi casi, a parità di posizione lavorativa guadagnano meno degli uomini. Da una donna ci si aspetta che metta la famiglia davanti al lavoro, come se servisse l’utero per avviare una lavatrice o per prendere un bambino a scuola. È una forma di violenza.

E se, ovviamente, l’obiettivo principale è fermare l’ondata di femminicidi che drammaticamente non sembra arrestarsi, sarebbe importante, anche, ragionare sul lessico che utilizziamo quando ci riferiamo a una donna, agli atteggiamenti e ai comportamenti che minano la tanto proclamata parità. Tutti, donne e uomini. Perché il 25 novembre, come tutti gli altri giorni dell’anno, non deve mancare nemmeno una donna all’appello e nessuna donna deve sentirsi (o essere) inferiore a un uomo. Non una di meno.