Giovanni Verga era nato a Catania il 2 settembre 1840 (data e luogo di nascita precisi sono in realtà incerti) da una famiglia di piccoli proprietari terrieri. Un nonno di Giovanni, che era stato carbonaro, nel 1812 fu eletto deputato per Vizzini nel Parlamento siciliano.
Da don Antonino Abate, scrittore e patriota repubblicano, suo insegnante alle scuole secondarie, Verga prese il gusto per la letteratura romantica e anche lo spirito patriottico tanto che, nel 1860, dopo l’arrivo di Garibaldi a Catania, si arruolò nella Guardia Nazionale, prestando servizio per quattro anni.
Nella primavera del 1865, dopo aver lasciato gli studi di Legge, Giovanni si recò a Firenze, allora Capitale d’Italia, e vi rimase fino al 1871, pensando che l’aria meno provinciale rispetto alla Sicilia giovasse alla sua carriera di scrittore. Risale a questo periodo la scrittura del romanzo epistolare Storia di una capinera che sarà pubblicato nel 1871. Gli anni trascorsi a Firenze furono in effetti importanti per la sua formazione in quanto ebbe modo di conoscere altri scrittori, artisti e musicisti. Nel 1872 si trasferì a Milano dove rimase, anche se con qualche periodo di intervallo che lo riportava a Catania, fino al 1893. Nel frattempo Verga si era avvicinato agli scrittori francesi, Flaubert, Balzac, Zola, Maupassant, aprendosi a un nuovo stile e a nuove tematiche.
Nel 1878 fu pubblicata la novella Rosso Malpelo e progettò di scrivere il ciclo I vinti che doveva comporsi di cinque romanzi.
Giovanni Verga viene considerato il maggiore esponente del Verismo, come Zola, nelle sue novelle e nei romanzi I Malavoglia e Mastro don Gesualdo, che dovevano essere i primi due del ciclo I vinti, mai completato, descrive la vita in modo naturalistico ma, a differenza dei Naturalisti francesi, Verga è profondamente pessimista, pensa che il progresso nel suo vertiginoso avanzare travolga senza via di scampo i vinti di ogni classe sociale, cioè i tanti che non riescono ad adattarsi ai cambiamenti.
Nel 1893 Verga tornò a Catania; negli ultimi anni si dedicò pochissimo alla scrittura. Morì a Catania, per un ictus cerebrale il 27 gennaio 1922.
Dalle sue novelle e dai suoi libri sono stati tratti numerosi film, fra i quali non si può non ricordare, La terra trema, diretto da Luchino Visconti nel 1948 e ispirato a I Malavoglia.