La PlayStation compie 25 anni. Ai più la notizia lascia comprensibilmente indifferenti, se non fosse che in soli 25 anni siamo passati dagli arcade “da bar” a una consolle completamente digitale, dove l’interconnessione con Internet è il motivo primario per giustificare l’acquisto della PlayStation e il divertimento domestico. Una vera e propria rivoluzione tecnologica che ha prodotto 425 milioni di console vendute dal 1994 e di cui 17 milioni in Italia.
Un business che non conosce limiti fondato sulla creazione di dipendenza, infatti l’Organizzazione Mondiale della Sanità nel 2018 ha inserito la dipendenza da videogiochi nella lista delle nuove patologie. I ricercatori dell’University of Utah School of Medicine e dalla Chung-Ang University hanno preso in esame 200 adolescenti per verificare alterazioni della funzionalità cerebrale e del comportamento. I videogiocatori cronici hanno delle connessioni neurali molto sviluppate che favoriscono un approccio migliore e più rapido alle nuove informazioni.
Nei videogiochi, molto spesso è necessario agire con velocità e precisione e questo aiuta a sviluppare le abilità del cervello dedicate alla coordinazione fra vista e udito. Ma giocare troppo ai videogiochi porta anche al problema della dipendenza, conosciuta come “Internet gaming disorder”: un disturbo mentale che spinge i soggetti affetti a trascurare persino i bisogni primari pur di continuare a giocare, nonché una maggiore distraibilità e uno scarso controllo degli impulsi. Insomma, dagli anni Ottanta ad oggi siamo passati dall’andare alla sala giochi ad essere la sala giochi.
