IL NUMERO

300

È il numero dei rilevatori dell’Istat, incaricati dell’Indagine continua sulle forze lavoro (Fol) ovvero delle interviste per raccogliere i dati sull’occupazione e sulla disoccupazione in Italia, che poi l’autorevole istituto di statistica elabora e diffonde. Il loro compenso è di circa 21 euro lordi a intervista, con contratti a progetto, rinnovati da un anno all’altro. Un piccolo esercito di lavoratori precari, divisi per territorio, che si spostano in macchina da una città all’altra, da un paesino all’altro (a proprie spese) e che bussano alle porte degli italiani per intervistarli.

Fino al 2009, questi rilevatori hanno fatto capo all’Istat, dopodiché il servizio è stato affidato a un appalto esterno, aggiudicato da subito dalla francese Ipsos. Nel passaggio dall’Istat all’Ipsos, i contratti cococo, sono diventati contratti a progetto, prorogati annualmente e per di più con il pagamento a cottimo a intervista.

Nei 21 euro lordi, che possono salire a 28 per le interviste sulla spesa delle famiglie (anche questo pacchetto aggiudicato dall’Ipsos nel 2016) sono comprese due visite, un contatto intermedio e l’inserimento dei dati nel diario. In entrambi i casi, vengono aggiunti 18 euro lordi di indennità per un totale di 39 euro per l’indagine continua sulle forze lavoro e 46 per quella sulle spese.

Tradotto in mensilità, a seconda della quantità di interviste concluse, che a loro volta dipendono anche dal territorio e dal campione assegnato, sono tra 1.200 e 1.500 euro, nei quali sono comprese le spese dell’auto o dei mezzi, ma non ferie e malattia, perché vengono pagate solo le interviste effettuate.

 

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