IL NUMERO

35

Sono passati 35 anni da quando, il 7 maggio e il 22 giugno 1983, a Roma, due ragazzine di 15 anni scomparvero nel nulla. Si trattava rispettivamente di Mirella Gregori ed Emanuela Orlandi, i cui nomi sono entrati di diritto a far parte dell’Italia dei misteri, perché mai ritrovate, né vive né morte.

Loro, come Wilma Montesi (la cui storia è stata scritta per TESSERE dalla inconfondibile penna di Giorgio Frasca Polara), come la realtà dei fatti di Ustica o della stazione di Bologna, sono ancora avvolti nelle nebbie del “non mai del tutto chiarito”. 35 anni di depistaggi, omertà, tensioni che, in particolare per il caso di Emanuela Orlandi, hanno scosso i rapporti tra Stato e Chiesa. 35 lunghi anni di attesa per la famiglie, per risposte mai arrivate. Chissà se ora, il ritrovamento casuale di frammenti di ossa umane, sotto un pavimento di Villa Giorgina in via Po 27, a Roma, dal 1959 sede della Nunziatura Apostolica in Italia, potrà dare loro pace.

Tra le due, la vicenda di Emanuela Orlandi, figlia di un dipendente della Santa Sede, sparita al termine di una lezione di musica nel complesso di Sant’Apollinare vicino a Piazza Navona, è stata certamente la più clamorosa: si parlò allora del coinvolgimento (poi risultato un depistaggio) di Ali Agca, autore dell’attentato a Giovanni Paolo II, poi venne fuori il sospetto che la sparizione della ragazza fosse parte di un ricatto alla Santa Sede da parte di un’organizzazione criminale che aveva perso decine di miliardi investiti nello Ior, la banca vaticana allora guidata dal discusso monsignor Marcinkus.

«Il ricatto – ha scritto Andrea Purgatori sull’Huffington Post – sarebbe stato gestito da Renatino De Pedis, uno dei capi della Banda della Magliana, che fu incredibilmente sepolto proprio nella basilica di Sant’Apollinare grazie ad una dispensa speciale firmata dal cardinale Poletti. Il sospetto che nella stessa tomba fossero occultati anche i resti della ragazza, spinse gli inquirenti a chiedere e ottenerne l’apertura e l’ispezione. Anche in quel caso furono rinvenute centinaia di ossa, ma nessuna attribuibile a lei. E il giallo, tra anonimi telefonisti con accento americano, aperture alla trattativa da parte dell’allora segretario di Stato cardinale Agostino Casaroli e richieste alle autorità italiane di farsi da parte, si trascina insoluto da allora».

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