IL NUMERO

40

Compie 40 anni la Legge 180, quella che ha rivoluzionato la psichiatria italiana e ha messo al centro dello sguardo del medico il malato e non più la malattia, Così affermava Franco Basaglia, fondatore della concezione moderna della cura delle malattie mentali, da cui ha preso il nome la legge (e come si vede nel bellissimo documentario I giardini di Abele girato da Sergio Zavoli nell’ospedale di Gorizia nel 1968 per il rotocalco TV7).

La chiusura dei manicomi – dove venivano segregati non solo i malati di mente, ma tutti i reietti della società, tutti quelli che “disturbavano”, dagli alcolisti alle prostitute, dai senza fissa dimora agli omosessuali – è stata una rivoluzione oltre che medica, sociale e culturale. La Legge 180 ha contribuito a togliere lo stigma della malattia mentale di derivazione lombrosiana, della pericolosità del malato e anche della “colpevolezza” della sua malattia visto che gli internati venivano privati dei diritti civili e iscritti nel casellario giudiziale come i criminali.

Tra i princìpi fondamentali di questa legge, l’affermazione che i malati di mente devono essere curati nelle strutture in cui vengono curate le persone affette da altre malattie e che le cure, salvo casi eccezionali e temporanei (previsti per i Trattamenti sanitari obbligatori), devono essere volontarie.

Molte critiche negli anni sono state rivolte non tanto alla Legge Basaglia quanto alla sua applicazione. L’accusa principale è quella di avere abbandonato i malati sulle spalle delle loro famiglie. Tuttavia i Distretti di salute mentale del Servizio sanitario nazionale, diffusi su tutto il territorio, offrono oggi cure a una popolazione di persone con disturbi psichici otto volte superiore a quella degli internati nei manicomi 40 anni fa.

Di recente sono stati aboliti anche gli Ospedali psichiatrici giudiziari. Oggi l’Italia è il primo paese al mondo completamente privo di manicomi. Finalmente un primato di civiltà, di cui andare fieri.

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