IL NUMERO

49.152

49.152 è il numero delle donne che, nel 2017, si sono rivolte ai Centri antiviolenza in Italia, secondo la prima indagine condotta dall’Istat su questo servizio, in collaborazione con il dipartimento per le Pari opportunità della Presidenza del Consiglio, le Regioni e il Consiglio nazionale della ricerca. Dall’elaborazione dei dati forniti da 253 centri (sui 281 contattati), 29.227 donne hanno iniziato un percorso di uscita dalla violenza, anche se circa il 27% delle strutture ha difficoltà ad accoglierle per mancanza di posti. Il 26,9% delle vittime sono straniere e il 63,7% ha figli (minorenni nel 70% dei casi).

Numeri che fanno riflettere, anche perché sono solo la punta dell’iceberg di un fenomeno che in gran parte resta ancora sommerso, come è evidente anche dai dati del sistema “Codice rosa”, nato nel 2010 a Grosseto, esteso a tutta la Toscana e alla maggior parte delle regioni italiane.

È necessario precisare, tuttavia, che gli unici dati sulla diffusione effettiva del fenomeno sono quelli dell’Istat, che purtroppo risalgono al 2014 e rilevano come nei cinque anni precedenti all’ultima indagine, il numero delle donne vittime di una forma di violenza fisica o sessuale sia stato di 2.435.000 mila, l’11,3% delle donne dai 16 ai 70 anni. Quelle che hanno subito violenza fisica sarebbero state 1.517.000, mentre le vittime della violenza sessuale sono state 1.369.000; le donne che hanno subito stupri o tentati stupri sono state 246.000, mentre la violenza nelle relazioni di coppia, ha riguardato oltre 1.000.000 di donne.

Resta impressionante, nonostante il trend in lieve calo, il numero dei casi di femminicidio in Italia, 3.100 dal 2000 ad oggi, secondo Eures, dopo l’incremento dai 142 casi del 2015 ai 150 del 2016, con un lieve calo a 140 nel 2017. Nei primi dieci mesi di quest’anno le vittime di femminicidio sono state 106, una ogni 72 ore: il 7% in meno dello stesso periodo dell’anno scorso, quando erano state 114.