IL NUMERO

-67%

È il collasso, in punti percentuale subito dai quotidiani italiani in termini di copie vendute nel periodo che va dalla metà degli anni Novanta del millennio scorso al 2015, un ventennio esatto: si è passati dal quasi 7 milioni in media ogni giorno ai 2 milioni e mezzo di oggi.

Il dato emerge dall’articolo I giornali e il software che si mangia il mondo pubblicato nel bel giornale “pagina99”, in edicola dal 28 luglio 2017.

A quella cifra si è giunti con una tappa intermedia di 5,4 milioni nel 2007 alimentata da 4-5 milioni di quotidiani gratuiti, oggi pressoché spariti.

Fanno da corollario il dato relativo al calo della pubblicità, calata tra il 2007 e il 2015 del 61,5% (da 2,8 a 1,1 miliardi di euro) con una flessione annua del 6-8% e quello sul numero di edicole, scese negli ultimi 10 anni da 42 a 28 mila: meno 33%.

Nel dettaglio: il “Corriere della Sera” vendeva alla metà degli anni Novanta 650 mila copie, oggi viaggia sulle 196 mila; “Repubblica” che aveva sfiorato le 600 mila copie è ora a 174 mila; un giornale “locale” com’è il “Secolo XIX” di Genova è passato da 160 a 41 mila copie.

L’articolo mette in relazione la crisi dei giornali con «lo strapotere fuori da ogni controllo delle grandi società digitali, in particolare di Google e Facebook», senza che vi sia «un’adeguata consapevolezza della gravità della situazione». E giustamente parla di «un tema cruciale non solo per l’editoria italiana, ma per la stessa democrazia».

 

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