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9 giugno 1937: uccisione dei fratelli Rosselli

Il 9 giugno del 1937, i fratelli Carlo e Nello Rosselli furono assassinati da sicari francesi, nella cittadina termale di Bagnoles-de-l’Orne. Intellettuali antifascisti, diventati simbolo della lotta alla dittatura di Mussolini, accomunati dalla stessa tragica fine, già nei primi anni del regime, i fratelli Rosselli fondarono gruppi e giornali clandestini, ponendosi, così, nel mirino della polizia politica.

Carlo, nel 1926, organizzò con Ferruccio Parri e Sandro Pertini la fuga in Francia del leader socialista Filippo Turati e, scoperto, venne mandato al confino, a Lipari. Riuscì a fuggire in Francia e dopo la fondazione di “Giustizia e Libertà”, pubblicò nel 1930 “Socialismo liberale”. Per il regime divenne un pericoloso sovversivo, anche se Togliatti lo criticava, definendolo un “dilettante”.

Pur avendo due forti e distinte personalità e svolgendo attività diverse, i fratelli Rosselli sono comprensibilmente accomunati nel ricordo. Oggi, nell’ottantesimo anniversario del loro assassinio, le carte di entrambi e della madre Amelia Pincherle, depositate a lungo presso la Fondazione Rosselli di Torino verranno trasferite, soprattutto grazie al meritorio impegno di Valdo Spini e della sua Fondazione Circolo Fratelli Rosselli, all’Archivio di Stato di Firenze, città dove erano cresciuti.

Carlo Rosselli partecipò alla Guerra civile spagnola, rientrò poi in Francia, per sottoporsi a delle cure termali, in Normandia, dove lo raggiunse Nello. I due vennero uccisi, in un agguato, da una squadra di “cagoulards”, miliziani della Cagoule, formazione eversiva di destra francese, su mandato dei servizi segreti fascisti e di Galeazzo Ciano. I loro corpi, straziati, vennero ritrovati due giorni dopo; i colpevoli, dopo numerosi processi, riuscirono quasi tutti a essere prosciolti. Ai funerali, a Parigi, partecipò un’immensa folla.

Nel 1951, le salme di Carlo  e Nello Rosselli tornarono in Italia, a Firenze, accolte dal capo dello Stato Luigi Einaudi e dal loro maestro, Gaetano Salvemini. In via Giusti, a Firenze, dove vissero, una lapide dettata da Pietro Calamandrei li ricorda così:

Da questa casa
ove nel 1925
il primo foglio clandestino antifascista
dette alla Resistenza la parola d’ordine
NON MOLLARE
fedeli a questa consegna
col pensiero e coll’azione
CARLO e NELLO ROSSELLI
soffrendo confini carceri esilii
in Italia in Francia in Spagna
mossero consapevoli per diverse vie
incontro all’agguato fascista
che li ricongiunse nel sacrificio
il 9 giugno 1937
a Bagnoles de l’Orne
ma invano si illusero gli oppressori
di aver fatto la notte su quelle due fronti
quando spuntò l’alba
si videro in armi
su ogni vetta d’Italia
mille e mille col loro stesso volto
volontari delle Brigate Rosselli
che sulla fiamma recavano impresso
grido lanciato da un popolo all’avvenire
GIUSTIZIA E LIBERTÀ

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