IL NUMERO

913.450

Numero degli animali morti, tra vertebrati ed insetti, utilizzati da Damien Hirst per la realizzazione delle sue opere-installazioni dal 1990 ad oggi. Dalla mucca in decomposizione, della quale si cibavano migliaia di mosche con relativa deposizione di larve nell’opera A thousand years, rappresentazione del ciclo della vita, allo squalo tigre australiano conservato in una vasca piena di formaldeide di The physical impossibility of death in the mind of someone living.

Il calcolo è stato fatto in una ricerca effettuata da Artnet, studiando i cataloghi delle mostre e le pubblicazioni personali dell’autore: conta 13 pecore, 7 mucche frisone, 5 vitelli, 4 tori, 3 puledri, 2 maiali, 1 orso, 1 zebra, per un totale di 36 mammiferi. Gli animali marini sono 685 fra cui 7 squali. In più un numero altissimo, e di difficile calcolo, di insetti, tra i quali 850.000 mosche (nell’installazione A thousand years completavano 3 cicli vitali), 1.629 farfalle utilizzate per decorare 62 tele ed altre 9.000 utilizzate per l’istallazione In and out of love. A questi si aggiungono 5 uccelli e circa 729 “resti”, cioè parti di animali tra cui un cranio umano e uno scheletro di mammuth.

Non si conosce quanti tra di essi siano stati specificatamente uccisi per la realizzazione delle varie opere.

Damien Hirst, classe 1965, artista britannico, capofila dei “Young british artist” è considerato il maggior esponente della “Visual art”.

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