DAILY LA PAROLA

Briciola

La storia lunga e avventurosa di una parola piccola diventa un micro saggio di semantica comparata

Ci sono parole minute, così minute che sembrano non avere nulla da raccontare. Invece possono raccontarci tanto, basta risalire lungo il loro percorso, come se fossero le briciole lasciate da Pollicino. Per fortuna non ci sono uccelli che possano mangiarsi le nostre parole, semmai provvediamo da soli, troppo spesso, a perderne le tracce.

Ecco, prendiamo la storia che può raccontarci proprio la parola briciola. Se si cerca l’etimologia sui dizionari, si trova che questo termine, con quello affine emiliano (brisa), deriva dal verbo latino brisiare, cioè “rompere”. È uno di quei verbi che, nati nella nostra Penisola, hanno avuto più fortuna altrove, visto che in francese esiste il verbo briser, con lo stesso significato.

Però siamo sicuri che sia questo il modo più soddisfacente per indagare? Briciola, questo è certo, è il diminutivo di bricia, che vanta quella radice, a ben vedere superficiale, latina. Però bisogna scavare più a fondo. Perché  la formazione delle lingue e dei dialetti tradizionalmente chiamati “romanzi” risale a molto prima rispetto alla nascita di Roma e al dominio del latino in Europa.

Il linguista e glottologo Mario Alinei, recentemente scomparso e teorico di una continuità linguistica a partire dal Paleolitico, sosteneva che briciola – parola concentrata in forma dialettale nella Lombardia meridionale, in Emilia e in Toscana occidentale e centrale – abbia avuto i natali in queste aree proprio nell’età che chiamiamo “della pietra”; per poi estendere la sua influenza in Linguadoca, attraverso le rudimentali reti commerciali di allora, nell’attuale Francia.

Il bello è che – se le cose stanno così – quelle radici così antiche produssero, certamente, germogli nel latino; però raggiunsero, come verbo, anche la (futura) terra francese e – in una staffetta – diventarono pure la radice della parola in antico tedesco brechan, per trasformarsi, al giorno d’oggi, nell’inglese break o nel tedesco brechen.

Insomma, quando – esibendo uno degli inglesismi che hanno preso d’assalto il nostro italiano  – diciamo “facciamo un break”, stiamo affermando “facciamo una briciola”, cioè esprimiamo il sacrosanto desiderio di dedicare un piccolo frammento del nostro tempo a qualcos’altro.

 

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