CRITICA ENERGIE SPETTACOLI VISIONI

Gioia, anima del mondo e meta umana

Quando Beethoven compone la Sinfonia n. 9 in re minore per soli, coro e orchestra Op. 125, eseguita per la prima volta a Vienna nel 1824, dopo i primi tre movimenti sinfonici inserisce un quarto movimento corale, che rappresenta la sua idea della fratellanza universale.

Mette infatti in musica l’ode Alla gioia di Friedrich Schiller, nella quale la gioia non è intesa come allegria e spensieratezza, ma come risultato al quale l’essere umano giunge in un percorso graduale di liberazione dal male, dall’odio e dalla cattiveria. Percorso tutto interiore da condividere con gli altri. Ai versi di Schiller, Beethoven aggiunge tre versi introduttivi, utili al passaggio dalla parte sinfonica al coro: «O amici, non questi suoni! / ma intoniamone altri / più piacevoli e più gioiosi» e soprattutto aggiunge i quattro versi finali che contengono la sua visione ideale:

«Freude heißt die starke Feder
In der ewigen Natur.
Freude, Freude treibt die Räder
In der großen Weltenuhr.
Blumen lockt sie aus den Keimen,
Sonnen aus dem Firmament,
Sphären rollt sie in den Räumen,
Die des Sehers Rohr nicht kennt».
—————–
«Gioia si chiama la forte molla
che sta nella natura eterna.
Gioia, gioia aziona le ruote
nel grande meccanismo del mondo.
Essa attrae fuori i fiori dalle gemme,
gli astri dal firmamento,
conduce le stelle nello spazio,
che il cannocchiale dell’osservatore non vede».

Gioia, gioia aziona le ruote nel grande meccanismo del mondo: senza la gioia il mondo rimane immobile, incapace di cogliere i doni dell’animo e della natura; la gioia è la molla eterna della natura del mondo e della vita.

Il poeta e compositore Arrigo Boito, famoso librettista dell’Otello e del Falstaff di Giuseppe Verdi, lavorerà a una traduzione italiana dell’Inno alla gioia di Schiller / Beethoven che viene ancora cantata dai cori italiani; qui la gioia è «l’anima dei mondi, l’ebbrezza celestial, la pace e la speranza», mentre «gioia aziona le ruote nel grande meccanismo del mondo» di Beethoven diventa: «sul tuo metro eterna danza move il mar e l’astro d’or».

Quando compose la Nona, Beethoven era quasi completamente sordo. Per ascoltare le note delle sue composizioni appoggiava la fronte sul pianoforte mentre suonava, per percepirle ugualmente tramite la vibrazione. La gioia di vivere pare che cresca quando si combatte con tutte le proprie forze per riuscire in qualcosa: anche Pierre-Auguste Renoir, il pittore della gioia di vivere, alla fine della sua vita continuava a dipingere con il pennello legato alla mano, perché la terribile artrite che lo aveva colpito gli impediva di dipingere liberamente. Così terminerà la sua ultima opera, Le bagnanti nel 1919, poco prima di morire: con il pennello legato alle mani. Come scrive l’educatore e filosofo buddista Daisaku Ikeda, «Felicità assoluta significa non essere sconfitti da nessuna difficoltà o dura prova, e costruire una condizione vitale in cui la vita è di per sé gioia».

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