CRITICA MOSTRE

Gli ingredienti della felicità

Al MAXXI di Roma, fino a al 12 gennaio, la mostra di Maria Lai "Tenendo per mano il sole", a cura di Bartolomeo Pietromarchi e Luigia Lonardelli, in collaborazione con l’Archivio Maria Lai e con la Fondazione Stazione dell’Arte

Ancora per pochi giorni è possibile visitare, al MAXXI di Roma, la straordinaria mostra di Maria Lai Tenendo per mano il sole a cura di Bartolomeo Pietromarchi e Luigia Lonardelli, in collaborazione con l’Archivio Maria Lai e con la Fondazione Stazione dell’Arte.

Un viaggio bellissimo tra i pensieri e i fili che hanno collegato esistenze alla terra ed esistenze tra loro. L’arte sociale ancora non aveva un nome quando Maria Lai decise di legare il suo paese, Ulàssai in provincia di Nuoro, alla montagna facendo partecipare tutta la popolazione, che diventa la vera protagonista di un fatto artistico che ha fatto il giro del mondo. Essere è tessere. Sentire il collegamento alla montagna, a quel territorio così aspro e ripido, legarsi, cucire come metafora della relazione tra sé e il mondo esterno, il filo che ricongiunge e rende manifesto il senso delle cose.

Il suo è un approccio non convenzionale all’arte, molto musicale. Sì perché la materia non la guarda e basta, la ascolta con gli occhi, ne sente il ritmo. «Se non capisci non importa, segui il ritmo»: questa frase avrebbe voluto scriverla sulle pareti di tutte le scuole.

Si definiva una creativa, diceva che definirsi artisti era una grandissima sciocchezza «si prova a fare arte, a volte si riesce». L’opera d’arte si crea man mano che si fa, non c’è progetto: «quello è l’artigiano»; il creativo si fa suggerire forme, colori man mano che agisce e non è detto che riesca sempre. A volte riesce allora è arte.

Quando ingaggiava gli operai per le sue opere chiedeva la disponibilità a disfare, oltre che a fare, se l’opera lo avesse richiesto: «e chi decide?» «Il muro, decide sempre il muro e non sempre il muro parla chiaro, ha bisogno di tempo». Interroga e ascolta la materia, gli elementi per capire cosa fare, che forma assecondare. La persona creativa per Maria Lai crea le condizioni per la sorpresa, per lo stupore e la prima a sorprendersi, a stupirsi è lei stessa. Ed è esattamente così nella vita, una vita che Maria Lai vede fatta di minuti che si susseguono uno dopo l’altro e tutti imprevedibili. Questo ignorare cosa succederà nel minuto successivo, che forma prenderà la vita, non sapere che forma prenderà l’opera d’arte è un nutrimento per la vita stessa: «se sapessimo tutto ciò che accade vivremmo annoiati». L’indefinito, l’infinito sembra essere il punto in cui la vita ha una possibilità di crescita di arricchirsi. In una delle sue meravigliose interviste Maria Lai parla dell’imprevedibilità di fare goal. «L’arte non è l’oggetto, non è il pallone, è questo fuoco e quando il goal riesce è una festa, un momento di esaltazione che ci aiuta a vivere».

Naturalmente ci sono molte cose che non arrivano subito al risultato, anche queste restano nella storia, sono semi piantati.

Desiderare l’impossibile, sognare è caratteristica degli esseri umani, ciò che ci rende esseri meravigliosi in questo universo.

Cuce. Connette pezzi di stoffa una con l’altra. Ciò che è cucito non è forzato, nessuna delle parti cucite è modificata come fanno colla e chiodi. Quando un filo si rompe può essere sfilato e ogni parte torna esattamente com’era, resta un piccolo foro: «quello è lo spazio del sogno».

Inizia a cucire favole. Tenendo per mano il sole, che dà il titolo della Mostra al MAXXI; Tenendo per mano l’ombra, che dà il titolo della mostra a Stazione dell’Arte di Ulàssai; Curiosape, sono solo alcune. Cucirà anche Il dio distratto, ispirata da un romanzo di Giuseppe Dessì. Qui dio è annoiato, non può desiderare niente perché ha tutto, non può sognare l’impossibile perché per lui tutto è possibile, desidera trovare una terra per poter diventare essere umano, per poter essere finalmente perfetto perché può desiderare e sognare, finalmente può essere felice.

Nel 2004 le viene conferita la laurea honoris causa in Lettere dall’Università degli Studi di Cagliari. Nel suo discorso intitolato Sguardo, Opera, Pensiero dice: «Se nella filosofia e nella scienza il pensiero collabora con l’immaginazione, l’immaginazione ha origine nello sguardo, parte dalla concretezza del corpo umano. Dal corpo lo sguardo si lancia come un sasso nel vuoto di una distanza per tornare come una eco a farsi voce, parola, pensiero, invenzione».

La bellezza e il genio di Maria Lai li si possono incontrare ancora fino al 12 gennaio al MAXXI e tutto l’anno a Ulàssai, il suo paese natale, una bellissima parte di Sardegna che vale la pena di conoscere.