LA DATA

15 maggio 1940

L’azienda Du Pont mette per la prima volta in vendita negli USA le calze di nylon, materiale ricavato dalla resina sintetica realizzata dal chimico Wallace Hume Carothers già negli anni Trenta e subito utilizzata prevalentemente in campo tessile.

Le varie modalità di lavorazione del filo continuo che si ottiene dal versatile polimero consentono poi ad Allan Gant, nel 1959, di fabbricare il primo collant, rivoluzionando definitivamente l’abbigliamento femminile intimo e non, in quanto questo capo apre la via alla moda delle minigonne degli anni Sessanta.

Addio dunque a giarrettiere e reggicalze, ai fastidiosi gancetti, bretelline, corsetti, guaine che accompagnavano l’utilizzo quotidiano delle calze. Addio si fa per dire, perché il declino della complessa architettura di sostegno che pare sia stato progettata dallo stesso Gustave Eiffel a scopi pratici (ed in effetti, guardando bene la sua celebre Torre, qualche somiglianza con la giarrettiera si può notare) si arresta negli anni Settanta del secolo scorso, quando la stilista Chantal Thomas reintroduce il reggicalze ed in genere la biancheria sexy e sofisticata per le donne eleganti, innescando un crescendo di accessori ormai ben assestato ai giorni nostri, con la diffusione delle odierne marche di intimo a medio e basso prezzo.

E prima del nylon? Di cosa erano fatte le calze e come si indossavano? In origine si trattava di un capo di abbigliamento prettamente maschile: i tibiales, fasce di tessuto a maglia in lana, arrotolate intorno alla gamba, facevano parte del guardaroba di soldati romani e gladiatori ed erano sorretti da cinturini e legacci di cuoio, un po’ come la bracae indossate dai barbari. Nel Medioevo si cominciò a produrre calze in seta, variamente colorate, da portare sotto camicioni, corte tuniche o, per le donne, le gonne lunghe, ma è nel Rinascimento che si ha il momento d’oro per questo indumento, che viene realizzato in cotone, lana, seta, pelo di coniglio, d’angora, alpaca, cashmere, nei più bei colori dell’epoca e finemente ricamato: la calzamaglia attillata, che fascia i muscoli delle gambe ed evidenzia le forme diventa per gli uomini un capo di forte richiamo sessuale.

Dopo la moda dei nastri colorati lanciata dai Lanzichenecchi di passaggio in Italia nel XVI secolo, che evidentemente non hanno lasciato solo peste e distruzione, con il dominio spagnolo si assiste ad un più sobrio utilizzo dei colori, con prevalenza del nero. Nella Francia del Settecento, che conosce forse l’apice della diffusione di questo capo, tra i produttori incontriamo un insospettabile François Marie Arouet detto Voltaire che, caduto in disgrazia alla corte di Luigi XV, si rifugia in Svizzera e si mette a produrre calze senza disdegnare, sembra, di sferruzzarle personalmente: perfettamente in linea, l’anziano philosophe, con la passione per il lavoro a maglia e all’uncinetto che recentemente si fa sempre più spazio anche fra gli uomini, come dimostrato dai numerosi gruppi sui social e dal proliferare di siti, negozi specializzati, librerie e knit-cafès nei quali gli appassionati e le appassionate possono condividere materiali e consigli o riunirsi per un passatempo fra i più antichi e nobili di ogni epoca. Penelope e la Regina Matilde dell’omonimo arazzo docent.

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