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Il sogno realizzato di Paul Newman

A Limestre, sull’appennino tosco emiliano, da 10 anni c’è un posto dove i bambini con malattie gravi possono fare le vacanze insieme ad altri bambini e senza d’intorno genitori o medici ed infermieri, ma in tutta sicurezza. L’ha voluto Paul Newman per “restituire” la fortuna che ha avuto in vita. E Vincenzo Manes lo porta avanti con passione. Merita una visita.

Paul Newman

Si può solo immaginare. Oppure esserci stati. Quel giorno in cui l’uomo più bello del mondo ha rivolto i suoi occhi celesti come il paradiso al pubblico. Per ricordare: «Personalmente sono stato estremamente fortunato nella mia vita. Ad esempio, sono nato in un Paese e in una famiglia che mi hanno garantito opportunità e sostegno, è capitato che avessi “l’aspetto giusto” per fare cinema quando è cominciata la mia carriera cinematografica, ho fondato un’azienda alimentare seguendo un capriccio e, nonostante tutti i miei sforzi per dimostrare che non sono un uomo d’affari, questa azienda è cresciuta fino a diventare un’impresa di grande successo. Non voglio dire che la mia vita sia stata segnata solo dalla buona sorte. Ho avuto anch’io la mia dose di esiti insoddisfacenti, quello che faccio lo faccio con impegno e ci sono state moltissime persone che mi hanno aiutato a conseguire tutti i successi che ho raggiunto. Ma se fossi nato altrove, con un altro Dna, in diverse circostanze, avrei avuto il successo che ho avuto nei film e negli affari? Pensate a Bill Gates: se fosse nato in Papua Nuova Guinea avrebbe fondato la Microsoft e sarebbe diventato oggi l’uomo più ricco del mondo, o magari avrebbe progettato un modello più efficiente di canoa ricavata da un tronco d’albero? Condividere la propria fortuna con altri è quello che è la filantropia per me. La mia motivazione non è né profonda né complessa. Per me, la filantropia è qualcosa di naturale, come alzarsi al mattino. È semplicemente la cosa giusta da fare. Cosa può esistere di più importante di tendere la mano a un’altra persona meno fortunata di te, o contribuire in altre maniere a migliorare questo mondo?».

È Paul Newman che parla, qualche anno fa in Toscana, alla presentazione del Dynamo Camp, il primo dei campi estivi di “Hole in the wall”, la fondazione voluta proprio dal grande attore americano per lenire gravissime malattie in bambini e ragazzi dai 6 ai 17 anni e regalare loro un po’ di fortuna. Vietato ai maggiorenni, a meno che non siano parenti dei malati.

«Come altro si può definire la sorte di un bambino a cui viene diagnosticato il cancro, l’Aids, la talassemia o qualsiasi altra malattia potenzialmente mortale? – chiedeva Newman – Non è altro che sfortuna, una terribile sfortuna. Malattie come queste non si limitano a provocare dolore e incertezza, ma, nel caso di un bambino, possono terrorizzarlo e isolarlo in un modo che per noi adulti può essere inimmaginabile, privare il bambino della possibilità stessa di vivere l’infanzia. Ci sono molte cose che si possono dire del Dynamo Camp, ma il suo obiettivo primario è regalare un po’ di fortuna a questi bambini. Come disse una volta Abramo Lincoln, “nessuno è così alto come quando si china per aiutare un bambino”. Avrebbe potuto facilmente aggiungere che quello che ti dà in cambio un bambino è molto di più di quello che gli hai dato tu per aiutarlo».

Il passaggio del testimone

Questo grande uomo ora non c’è più, ma restano tanti “buchi nella parete” e tanti campi dinamici che hanno il compito di portare avanti questi progetti per certi versi miracolosi. In Italia, lo fa con Dynamo Camp Vincenzo Manes, un imprenditore, ricco, fortunato e generoso perché vuole donare un po’ di quella fortuna citata da Newman al maggior numero possibile di bambine e bambini, ragazze e ragazzi.

Dice in un’intervista rilasciata recentemente: «Dynamo Camp è un camp di terapia ricreativa, primo in Italia, appositamente strutturato per bambini affetti da patologie gravi o croniche in terapia e nel periodo di post ospedalizzazione. Ogni anno in Italia più di 10.000 minori sono affetti da patologie gravi e croniche. Questi bambini devono sottoporsi a terapie spesso invasive e di lunga durata, che li costringono a trascorrere molto tempo in ospedale. La condizione della malattia, li porta quindi non solo ad affrontare la paura, la stanchezza e tutti gli effetti correlati alle terapie, ma vincola notevolmente anche la loro socializzazione con i coetanei. Staff e volontari svolgono un ruolo fondamentale all’interno del Camp, rendendo possibile lo svolgimento del programma e condividendo con i ragazzi ogni aspetto dell’esperienza».

Il Camp prevede anche programmi specifici rivolti ai genitori e ai fratellini sani di questi bambini, coinvolgendo così tutta la famiglia che ha dovuto affrontare la delicata situazione della malattia. Dynamo Camp fa parte dell’Association of the Hole in The Wall Camps, un’associazione non-profit che in tutto il mondo promuove e gestisce campi estivi appositamente strutturati per bambini e ragazzi affetti da patologie gravi o croniche.

Questi Camp sono ora presenti negli Stati Uniti, dove si trovano cinque strutture (Connecticut, New York State, North Carolina, California, Florida), in Gran Bretagna, in Irlanda ed in Francia; altri stanno per aprire in Colorado, Ohio, Israele e in Ungheria e programmi simili sono promossi dall’Associazione anche in Africa, Asia e in altre zone del mondo. In questi anni, più di 130.000 bambini e ragazzi hanno partecipato ai programmi dei vari Camp e, ogni anno più di 24.000 bambini e famiglie possono vivere esperienze di vero divertimento in tutto il mondo. Tutti i bambini e i ragazzi possono partecipare all’esperienza dei Camp gratuitamente, grazie a contributi generosi da parte di individui, società, fondazioni e altre organizzazioni. All’interno del Camp è presente un’infermeria completamente attrezzata, ClubMed, in cui medici ed infermieri professionisti gestiscono direttamente le procedure di routine.

La lista seguente indica le patologie attualmente considerate per il soggiorno nei campi Hole in The Wall nel mondo: tumori, leucemie, talassemia major, anemia falciforme, emofilia, immunodeficienze congenite ed acquisite, fibrosi cistica, diabete, malattie renali croniche, epilessia, malattie neuromuscolari, spina bifida, malattie metaboliche, malattie respiratorie, asma, morbo di Crohn, difetti cardiaci, sindrome di Prader-Willy.

L’esperienza in Italia

L’impegno di Newman in favore dei bambini affetti da malattie gravi o debilitanti non è mai cessato. La sua infinita passione perché i bambini potessero avere un posto dove «rilassarsi e fare un po’ di casino» ha toccato le vite dei giovani di ogni provenienza.

Newman fondò il primo Camp Hole in the Wall nel Connecticut nel 1988, e questa organizzazione è nel frattempo diventata la più grande famiglia al mondo di campi per bambini affetti da seri problemi di salute. Oggi i campi americani ed europei e quelli in Africa ed Asia con Global Partnership Initiative offrono ai bambini, senza mai dover pagare un centesimo, l’opportunità di ritrovare la speranza, riconquistare la fiducia perduta e fare esperienze da serbare nel ricordo per tutta la vita.

In Italia Dynamo Camp è a Limestre, frazione di San Marcello Pistoiese in provincia di Pistoia, in un’oasi di oltre 900 ettari affiliata al WWF. E un progetto voluto e realizzato da Fondazione Dynamo, fondazione d’impresa del Gruppo Intek, ed è finanziato in modo privato. In 10 anni di attività ha ospitato 5.745 bambini in programmi per Soli Camper, 5.432 bambini, ragazzi e genitori nei programmi per le famiglie e 12.878 bambini in Outreach.

I volontari che regalano il loro tempo, il loro entusiasmo e i loro talenti a Dynamo sono oltre 300 e provengono da tutta Italia.

Ha coinvolto e formato 4.593 volontari e ha oggi 56 dipendenti e 76 persone di staff stagionale. Il network di Dynamo Camp comprende oltre 140 ospedali e associazioni in tutta Italia dai quali giungono i bambini che vogliono provare questa esperienza.

Un luogo magico in cui si gioca e si fa sport, si va a cavallo, si tira con l’arco, si fanne le arrampicate, le passeggiate, tuffi e giochi in piscina, pet therapy, ma anche teatro e circo, immergendosi nel palcoscenico, tra costumi e scenette per diventare superando barriere culturali e fisiche e scoprire le proprie abilità come cantanti, ballerini, scenografi, mimi, giocolieri, attori, registi a seconda dell’ambito in cui vogliono liberamente cimentarsi. Un luogo magico in cui sono state attrezzate aree dedicate a laboratori di arte dove i partecipanti svolgono attività in compagnia di affermati artisti contemporanei – Dynamo Art Factory – uno studio per fare musica e programmi radiofonici – Radio Dynamo – e laboratori di fotografia e video – Dynamo Studios.

Un luogo senza spiegazioni

Questo grande progetto si deve a Vincenzo, o meglio Enzo, come tutti lo chiamano da sempre, che ha costruito una realtà imprenditoriale di cui andare fieri. È presidente di Kme group spa, leader mondiale nella produzione e commercializzazione di prodotti in rame e sue leghe. Con 12 stabilimenti in Europa e uno in Cina, occupa 6.400 dipendenti, di cui 1.360 in Italia. Ma niente è per lui così importante come il Dynamo Camp, per un periodo di vacanza e svago bimbi affetti da patologie molto gravi. Manes l’ha voluta e creata per regalare ai più piccoli cure fatte anche di serenità e gioco.

«Dynamo – dice – è un luogo in cui non c’è bisogno di dare spiegazioni, dove non esiste la diversità, dove si condivide un sorriso e non un dolore, dove tutti sanno stare con i nostri figli e dove si riesce ad essere una vera famiglia anche con gli altri figli».

Questa enorme organizzazione richiede grandi sforzi. Ma anche sotto questo aspetto colpisce una cosa: la struttura è totalmente slegata da finanziamenti pubblici e si sorregge solo su donazioni di fondazioni, imprese, privati. Esiste un’impresa sociale, la Dynamo Academy, con bilancio vincolato ad investimenti su Dynamo Camp, che si occupa della gestione del campo nei momenti in cui non sono presenti le sessioni dei ragazzi. Questo è fondamentale per cercare di tenere viva la struttura 365 giorni, integrandosi sempre di più con la società e con i paesi circostanti. In questa ottica è nato anche un teatro all’interno della struttura diventato cinema aperto a tutti i cittadini.

«A place in Italy», la scritta che accompagna il logo del campo significa proprio questo ed è una risposta mista di rabbia e orgoglio a tutti quelli che descrivono la struttura dicendo «Splendida, non sembra nemmeno Italia».

Manes dice: «Fare rete tra questi posti sviluppati a partire da obiettivi di responsabilità individuale, solidarietà sociale, dignità delle persone, interesse delle generazioni future non è unicamente pertinenza della politica ma in primis di cittadini e anche di imprese. La più grande soddisfazione, in contrapposizione alla fuga dei cervelli, è restare e realizzare bene il proprio lavoro e le proprie passioni, anche per il bene comune».

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