ATTUALITÀ STORIE

L’ambiguo desiderio di Luna

Cosa è stata davvero la corsa allo spazio, iniziata negli anni Quaranta? Una galoppata verso il progresso dell'umanità o anche la sfrenata ricerca ad ogni costo, costellata da azioni non proprio nobili, sia da parte americana che sovietica?

Male non fa ricordare che la corsa allo spazio iniziata negli anni Quaranta dello scorso secolo è stata contrassegnata anche da azioni non proprio nobili, sia da parte americana che da parte sovietica, e che ad essa hanno concorso non pochi scienziati coinvolti nel progetto nazista.

Non si possono per esempio dimenticare quei cosmonauti russi orrendamente deceduti in orbita e gli astronauti americani periti sia negli incidenti in orbita che negli esperimenti sulla Terra.

Dietro alla corsa allo spazio è chiaro che la motivazione prevalente è stata quella di natura politica: la corsa fra USA e URSS fu una questione di prestigio che ciascun schieramento tentò di apportare al proprio stile di vita e le innovazioni tecniche sembravano per lo più ricercate per ragioni strategiche. Ne ha dato in qualche maniera conferma l’attuale presidente americano, che ha brillantemente spiegato come la questione dello spazio del sistema solare sia una  strategica pari a quella del cielo e del mare.

Oltre tutte queste ragioni dettate da intenti cinici è tuttavia innegabile che vi fosse l’altro lato, quello ideale: dietro alla corsa allo spazio ci sono stati infatti anche sforzo, desiderio, ambizione. E una buona dose di mitologia, certo laica e un po’ positivista, ma comunque mitologia.

C’è un significato trascendente nel mito dello spazio, come in ogni epos sull’esplorazione e il viaggio; questo significato s’intravede nelle scintille degli occhi di un bambino e sopravvive in età adulta nelle ambizioni di scienziati, ingegneri e esploratori; la ricerca del progresso delle nazioni, ed anche del loro potere, scadrebbe nel nulla e tutta la macchina militare-industriale e corporativa si fermerebbe senza questo insieme di autentiche aspirazioni umane, senza questo “romanticismo”.

Questo 50° anniversario dello sbarco sulla Luna dunque potrebbe essere festeggiato con sguardi sognanti rivolti al satellite: i più vecchi ripensando ai fumetti, ai film, ai razzi, all’Apollo e allo Sputnik della loro gioventù; e i più giovani, ascoltati i racconti appassionati dei primi, levando anch’essi lo sguardo alla volta stellata, cominciando così a immaginare.

Perciò le pur ragionevoli riflessioni di quanti hanno criticato i processi “nascosti” dietro quell’evento, uno dei primi trasmessi in mondovisione, possono essere per un attimo messe da parte in occasione di questa ricorrenza, senza affidarsi a quella gretta saggezza popolare che pretende “prima si risolvano i problemi qua”. E dunque vale la pena ricordarsi che l’Uomo è tale anche quando alza gli occhi verso il cielo e non li tiene solo attaccati a terra per seguire notiziari roboanti o l’ultima moda.