IL NUMERO

4 bis

Oltre ad essere quello che abbiamo spiegato qui il primo giorno della nuova rivista TESSERE, 4 sono le giornate di intensa lotta e resistenza che i cittadini di Napoli misero in atto per liberare la propria città dall’occupazione tedesca, dal 27 al 30 settembre del 1943, conosciute come “Le quattro giornate di Napoli”. La città era stata pesantemente bombardata dalle forze alleate durante gli anni precedenti con un numero di vittime altissimo, circa 25.000, e riportando enormi danni al patrimonio artistico e culturale della città, ad esempio la distruzione della Basilica di Santa Chiara nel 1942).

L’armistizio dell’8 settembre aveva lasciato allo sbando le truppe italiane, consegnando di fatto Napoli in mano alle ritorsioni, ai rastrellamenti, alle deportazioni e alle esecuzioni indiscriminate delle truppe tedesche guidate dal colonnello Walter Scholl, che il 12 settembre dichiarò lo stato d’assedio (nel proclama si legge: «Per ogni tedesco ucciso o ferito saranno passati per le armi 100 napoletani»). Fu proprio in questo clima insostenibile che i napoletani (di ogni classe sociale, antifascisti, semplici cittadini, truppe fedeli al Regno del Sud, preti ed in particolare gli “scugnizzi”, i ragazzi di strada) si armarono e in quattro giorni di guerriglia, senza l’aiuto delle truppe alleate e solo con sporadici contatti con il Cnl https://it.wikipedia.org/wiki/Comitato_di_Liberazione_Nazionale , spinsero le truppe tedesche a lasciare la città. Il mattino del primo ottobre le truppe alleate entrarono in una città già liberata. Napoli è stata la prima città d’Europa ad insorgere contro l’occupazione tedesca.

I combattenti riconosciuti ufficialmente sono stati 1.589, le vittime 155 secondo la Commissione ministeriale per il riconoscimento partigiano, ma dai registri cimiteriali la cifra sale a 562.

L’evento è stato magistralmente raccontato nel 1962 in un film intitolato Le quattro giornate di Napoli, diretto da Nanni Loy – che ne ha anche scritto il soggetto con Pasquale Festa Campanile, Massimo Franciosa e Vasco Pratolini – ed interpretato, fra gli altri, da Pupella Maggio, Lea Massari, Jean Sorel, Gian Maria Volontè, Raf Vallone e il piccolo Domenico Formato nel ruolo dello scugnizzo Gennarino Capuozzo.

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