CRITICA MOSTRE

Quelle immagini del nostro Dna

Quante volte avete preso in mano, sfogliandolo, un vecchio album di fotografie ed insieme a figli  o nipoti o amici siete ritornati indietro nel tempo, ripercorrendo parte della vostra vita che è stata anche la vita di una collettività… ecco la stessa cosa si prova visitando la mostra Il sorpasso. Quando l’Italia si mise a correre, 1946-1961promossa da Roma Capitale e curata da Enrico Menduni e Gabriele D’Autilia, attualmente ospitata al Museo di Roma fino al 3 febbraio 2019, da quando proseguirà per Parma a Palazzo del Governatore, dall’8 marzo al 5 maggio 2019.

Il sorpassoimmediatamente richiama al film di Dino Risi, icona di un’epoca, il boom economico. L’allestimento nella splendida cornice di Palazzo Braschi è il racconto per immagini di questo nostro paese nel momento in cui entra nella modernità. Si va dalla vita politica e privata, alle lotte del lavoro, al cambiamento del costume, alla costruzione delle autostrade e poi il cinema e la TV.

La mostra attraverso le dieci sezioni tematiche offre una narrazione storica e sociologica che evidenzia le fratture esistenti nel dopoguerra ma anche la straordinaria forza di volontà che accompagnò la ricostruzione e la crescita del Paese in pochi anni. L’Italia che corre andando avanti superando i propri tratti arretrati nonostante enormi problemi che spesso lascia irrisolti, o che si generano con lo sviluppo veloce e vorace.

Un paese lacerato da ferite fisiche e morali, da grandi tensioni e contrasti, nella politica e nelle piazze; ma in cui la voglia di rinascere, il desiderio di superare lutti e lacrime, recuperando sul piano culturale e civile tutto il tempo perso con le chiusure del ventennio fascista, fa sì che le diversità e gli attriti non siano un blocco, ma un inedito motivo di slancio, una fonte di energia e di confronto, verso un’ambizione a migliorare le proprie condizioni, a mettersi alla prova, a essere di nuovo protagonisti della propria storia.

La mostra, quindi, affianca alla visione ottimistica della ricostruzione del paese lanciato verso il boom economico, lo sguardo spesso critico dei fotografi indipendenti, che di quell’esplosione osservano contraddizioni, finzioni, perdite.

Le immagini dell’epoca, provenienti da straordinari archivi, rappresentano un Paese con le sue speranze, le sue conquiste, i suoi progressi senza nascondere i molti problemi irrisolti, le ingiustizie, le disuguaglianze.
 Molte di queste foto sono scattate da oscuri fotografi di agenzia, ma capaci di rappresentare in modo vivace, acuto e preciso le molteplici realtà del paese. Accanto a loro autori italiani e stranieri in un’epoca in cui l’Italia è scoperta e attivamente visitata dai grandi fotografi internazionali, ci sono scatti di Gianni Berengo Gardin, Fulvio Roiter, Cecilia Mangini, Federico Patellani, Caio Mario Garrubba, Pepi Merisio, Wanda Wultz, Tazio Secchiaroli, Ferruccio Leiss, Romano Cagnoni, Walter Mori, Bruno Munari, Italo Insolera, Italo Zannier, e tra gli stranieri i grandi Willian Klein, Alfred Eisenstaedt, Gordon Parks.

La potenza narrativa delle immagini fotografiche in bianco e nero costituisce l’elemento di forza della mostra, ma al tempo stesso remota dal punto di vista del linguaggio e delle manifestazioni esteriori della società. Temi come la religione e la politica, lo sport e la moda, la cultura e la comunicazione di massa sono descritti con un’evidenza a tratti disarmante, certamente inaspettata per coloro che appartengono alla cosiddetta “generazione digitale”. Una mostra “parlante”, in grado di “spiegare” in modo diretto e certamente impressivo, alcuni passaggi fondamentali della storia dell’Italia moderna. Si conclude con le Olimpiadi di Roma del 1960 e il completamento nel 1964 dell’Autostrada del Sole.

Un racconto che lascia spazio alle emozioni, compresa la tenerezza e la nostalgia.

 

 

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