CRITICA LIBRI

I ricordi di Luciano Lama e le “belle persone”

Una “bella persona”: è quella che emerge dal libro che raccoglie l'ultima intervista rilasciata da Luciano Lama poco prima di morire il 31 maggio del 1996 a Pasquale Cascella: Cari compagni, pubblicato nel 1996 dalle edizioni Ediesse. Fra ricordi personali e desideri del passato, il ritratto di uomo impegnato nella difesa della dignità umana e animato dal senso di una giustizia sociale mai paga ma sempre da difendere, quotidianamente.

Una “bella persona”: è quella che emerge dal libro che raccoglie l’ultima intervista rilasciata da Luciano Lama poco prima di morire il 31 maggio del 1996 a Pasquale Cascella: Cari compagni, pubblicato nel 1996 dalle edizioni Ediesse. Fra ricordi personali e desideri del passato, il ritratto di uomo impegnato nella difesa della dignità umana e animato dal senso di una giustizia sociale mai paga ma sempre da difendere, quotidianamente.

Cari compagni è il titolo del libro a cura di Pasquale Cascella, pubblicato nel 1996 dalle edizioni Ediesse, che raccoglie l’ultima intervista rilasciata da Luciano Lama , segretario della Cgil dal 1970 al 1986, poco prima di morire il 31 maggio del 1996. Quel venerdì, fu anche il giorno in cui nacque il primo governo dell’Ulivo: Romano Prodi otteneva la fiducia definitiva del Parlamento.

Il libro esprime, attraverso i ricordi di Luciano Lama, le passioni, le sconfitte e le vittorie che hanno attraversato la vita di questa “bella persona”, un uomo che ha dedicato tutto al sindacato, al movimento operaio, alle speranze di riscatto di donne e uomini, giovani e meno giovani, del secolo scorso.

Ogni volta che penso alle “belle persone” mi vengono in mente Berlinguer, Lama, Pajetta, Amendola, Ingrao, Pertini, Riccardo Lombardi, Ugo La Malfa e mi domando perché forse la risposta risiede nel fatto che le ho sentite vicine queste persone.

Sento la nostalgia delle belle persone lo so che è un sintomo del tempo che passa come non voler distaccarsi da quello che si è vissuto nella gioa come nelle sconfitte personali o collettive che ci sono state.

Lama lo ricordo ad un comizio a Firenze, era la festa del lavoro, avrò avuto vent’anni, rimasi affascinato nel sentirlo parlare e, alla fine del suo intervento, mi avvicinai e gli strinsi la mano. Tornai a casa felice di quell’incontro e di quel gesto.

Ci sono passi di questa intervista di Cascella molto belli come quando Lama nonostante la malattia dice: «quando arriva l’autunno della propria esperienza, bisogna riuscire a non cedere al rimpianto del passato, a non chiudersi nella malinconia… l’autunno del destino sa regalarti ancora qualche raggio di sole per guardare con fiducia al frutto del seme coltivato per una vita e finalmente scoprire che matura un gran bel raccolto. In quel tepore ritrovi la serenità di affrontare il domani con la coscienza di non aver seminato invano. Anche se domani toccherà ad altri».

Quando Berlinguer morì, pensai che Lama potesse essere la figura giusta per assumere il ruolo di segretario del Pci, ma cosi non fu. Allora il mio partito preferì Natta, una scelta che non ho mai compreso. Lama sarebbe stato un buon segretario, i giovani e il movimento operaio avrebbero trovato un degno erede, una “bella persona”.

Cascella domanda a Lama: «Se dovessi definire te stesso?»

Risponde il leader storico della Cgil: «Direi che sono un riformista unitario o, se si si vuole, un riformatore unitario. Unitario nel senso pieno del termine unità dei lavoratori, unità delle forze politiche che si riconoscono nella causa della emancipazione del mondo del lavoro perché si raccolgano tutte le energie disponibili attorno agli obiettivi che vogliamo realizzare. Obiettivi che oggi sono quelli di un programma riformatore, per cambiare questa società democraticamente, dando concretezza ai valori storici del socialismo: l’uguaglianza, la libertà, la democrazia, lo sviluppo, la conoscenza, la giustizia, la salute, la pace. Sono i valori che contano nel progresso umano, e quindi non dobbiamo abbandonarli all’ideologia, ma viverli quotidianamente. Sono i valori da consegnare ai giovani d’oggi, animandone lo slancio e la passione, come è stato per tanti di noi quarant’anni fa. Non so se sono riuscito a fare tutto questo: certo lo vorrei».

Le domande del giornalista colgono tutti i passaggi fondamentali della storia sindacale di Lama e pongono ad un lettore degli anni 70 il risveglio di momenti della mia giovane di militanza politica. Ricordi di fatti esaltanti e di momenti drammatici della storia italiana. In Lama si percepisce sempre uno sguardo al futuro del mondo del lavoro e allo sviluppo della Società.

Il rispetto della persona, la difesa della dignità umana, il senso di una giustizia sociale mai paga ma sempre da difendere, quotidianamente. Appunto la storia e la vita di una “bella persona”.

L’intervista di Luciano Lama a Gianni Minoli su Mixer nel gennaio 1984 proposta da Repubblica.it