ARTI CRITICA

Sul Pirellone sta per arrivare la bandiera europea

Il simbolo di Milano – sì dopo il Duomo, ovviamente, con la sua “Madunina”, che tuttavia anch’esso ha – sta per cambiare destinazione. Il Pirellone, infatti, il grattacielo di 127,1 metri che svetta in bella vista per chiunque esca dalla stazione Centrale, sta per cambiare destinazione d’uso: prima sede della famosa industria dei pneumatici, poi del Consiglio regionale lombardo ed ora, forse, dell’Agenzia Europea del Farmaco che la “Brexit” ha “sfrattato” da Londra. È l’ultima tessera del puzzle urbanistico di una città in continua trasformazione.

Il tono, irriverente e insieme confidenziale, con cui i milanesi chiamano il grattacielo Pirelli “il Pirellone” testimonia della profonda radice che il palazzo di Piazza Duca d’Aosta, proprio di fronte alla Stazione Centrale, ha nella storia della città.

Quello che fu inizialmente la sede degli uffici dell’azienda Pirelli sorge sui resti della Brusada (la bruciata) la fabbrica storica di pneumatici, chiamata cosi per gli incendi che la colpirono durante i bombardamenti dell’agosto del 43 e, forse, per i fumi acri di gomma bruciata che caratterizzavano l’aria circostante.

Dove sorgeva la fabbrica (la cui produzione fu rallentata dalla guerra, ma non interrotta e si fermò solo per pochi giorni durante l’insurrezione) Piero ed Alberto Pirelli, negli anni 50, immaginarono la nuova sede degli uffici della loro azienda. La modernità del Centro Pirelli si preannunciava anche nell’idea innovativa degli spazi, molto open e nel criterio dell’autonomia dei parcheggi e si concretizzerà in un rapporto già allora piuttosto articolato con la città e con le attività culturali, dalla cinematografia, alla moda, al design.

La progettazione dell’edificio, con i suoi 127,1 metri il più alto del mondo in calcestruzzo armato, fu affidata a un team le cui figure di spicco erano Gio Ponti e l’ingegnere strutturalista Pier Luigi Nervi.

Inaugurato il 4 aprile del 1960, dopo 4 anni di lavori, 30.000 metri cubi di cemento e quasi 4.000 tonnellate di ferro, il grattacielo nasconde nella copertura a forma di tolda di nave una copia ridotta della “Madunina”, la Madonnina a protezione dei milanesi e forse per tacitare le polemiche provocate dalla costruzione di un edificio che ha l’ardire di superare in altezza la più alta guglia del Duomo.

L’architettura del Pirelli risulterà avanzata e pregevole, da ogni punto di vista. La pianta, 18,35 metri per 70,4, è costituita da due poligoni speculari accostati, due losanghe che si restringono alle estremità. La struttura, nonostante il rapporto problematico fra le sue dimensioni, poggia tutta su alcune solette portanti che assorbono i carichi nelle due direzioni, sia orizzontali che verticali. Nelle giornate di vento il grattacielo sembra oscillare, ma la sua stabilità non è stata mai messa in discussione.

Il Pirellone non fece una piega neanche quando, il 18 aprile 2002, alle 18 circa di una giornata limpida di sole, un piccolo aereo da turismo, che sorvolava inspiegabilmente a bassa quota il cielo di Milano, lo centrò in pieno all’altezza del ventiseiesimo piano, sventrandolo e provocando un incendio.

Il Pirellone era dal 1978 la sede della Regione Lombardia, della Giunta, e quella sera, in cui sembrava riecheggiare l’incubo dell’11 settembre non lontano, persero la vita due giovani dipendenti, le avvocatesse Anna Maria Rapetti e Alessandra Santonocito, e lo stesso pilota, Luigi Fasulo, uno svizzero di 67 anni di molta esperienza. Di quella giornata, chi c’era ricorda il particolare surreale di migliaia di fogli di carta che volavano sui tetti, per tutta la piazza, sui volti spaventati dei passanti e degli impiegati del grattacielo che correvano in strada, dopo una evacuazione che è stata definita esemplare, nonostante una settantina di feriti. L’informatizzazione non era ancora molto avanzata e molte “carte” giravano allora da un ufficio all’altro e, quel giorno, nel cielo di Milano.

Il belvedere del Pirellone intitolato a Enzo Jannacci

Il grattacielo fu restaurato in chiave conservativa, mantenendone perlopiù inalterati i materiali, gli arredi e gli stili. Il ventiseiesimo piano divenne il Piano della Memoria, sede di una mostra permanente sulle diverse “Età del Pirellone”, con i bozzetti originali, foto, plastici, carteggi e testimonianze. L’ultimo piano agibile, il trentunesimo, divenne un Belvedere, intitolato a Enzo Jannacci, aperto al pubblico in diverse occasioni e sede di mostre ed eventi.

Dopo l’edificazione della nuova grande sede dell’esecutivo, Palazzo Lombardia, a poche centinaia di metri di distanza, il grattacielo Pirelli è dal 2012 la sede del Consiglio regionale e non solo dell’Aula Consiliare – che sin dalla ristrutturazione degli anni ’70 è stata alla base dell’edificio, in quello che era il centro meccanografico del Centro Pirelli – ma anche dei Gruppi politici, degli uffici, delle commissioni e delle Authority.

Ora si profila all’orizzonte la possibilità di una nuova identità e una nuova funzione per il vecchio totem dei lombardi. Regione e Comune di Milano avanzeranno la candidatura del Pirelli quale nuova sede dell’EMA, l’Agenzia Europea del Farmaco, che dovrà lasciare a breve la sede londinese per esito della Brexit. In questi giorni è attesa una visita degli ispettori, che valuteranno l’adeguatezza del palazzo ad accogliere l’Agenzia, con il suo migliaio di dipendenti, e testeranno i servizi circostanti e la logistica, anche in considerazione dell’indotto, che si calcola implichi circa 36 mila visitatori l’anno. Fra le altre città europee in lizza ci sono Amsterdam, Copenhagen, Barcellona e Dublino. La decisione dell’ European Medicine Agency è attesa per la fine di giugno.

Se la scelta cadesse effettivamente su Milano, il Parlamentino lombardo potrebbe trasferirsi in una sede più anonima, in perfetta sintonia con il trasferimento di significati che vede impallidire un po’ il valore delle istituzioni regionali, a favore di altri poteri, altre priorità, altri rituali. E forse anche a favore di un’altra dimensione della politica, che salta con disinvoltura dallo strettamente locale al sovranazionale e al globale.

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