CRITICA MEDIA

“U!magazine”: fin dal carattere… vecchi ricordi

Con questo articolo si inaugura una nuova “sezione” dell'”area” Critica di TESSERE: Il media. Oltre che libri, film, convegni, foto, opere d’arte, vorremmo far conoscere ai lettori cosa c’è nel mondo dei quotidiani, delle trasmissioni radiofoniche, televisive, dei siti internet di informazione. Si parte con “U!magazine” da poco on line e disponibile in versione cartacea come trimestrale spedito su abbonamento.

Il logo è molto più che ammiccante: una U bianca, girata a sinistra, su sfondo nero e, accanto, un grosso punto esclamativo, rosso, che ricorda tanto l’apostrofo della testata “l’Unità”. Stessi colori, stesso carattere tipografico, questa rivista partita online ma già diventata anche un trimestrale cartaceo si chiama “U!magazine“. La derivazione dal quotidiano fondato da Antonio Gramsci e affossato da… (scegliete voi il nome) è evidente e voluta. Tra l’altro è proprio nell’isola di Gramsci che è nato questo giornale per iniziativa di alcune ex giornaliste dello storico quotidiano.

Una riflessione la meriterebbe questa prolifica generazione di nipotini de “l’Unità” sul web, a cui anche TESSERE non si sottrae, ma ora concentriamoci su “U!magazine”, un giornale indipendente registrato al Tribunale di Oristano che ha come motto un eloquente: «Senza la base scordatevi le altezze».

Tre i campi d’interesse definiti nel sottotitolo: lavoro, welfare, cultura. Gli stessi che rendevano “l’Unità” dei tempi d’oro un giornale di valore grazie alle proprie firme. Su “U!magazine” le firme non mancano, anche se per forza di cose (e di mezzi a disposizione) sono per lo più ampie citazioni scelte da libri o giornali, articoli pubblicati su riviste straniere e ben tradotti. Così si possono incontrare brani di Zygmunt Bauman, il filosofo teorizzatore della moderna società liquida, interventi del politologo dell’Università di Londra Eric Kaufmann, di un Fortebraccio annata 1972 più attuale che mai, della scrittrice bolognese Grazia Verasani.

Il sito non viene però aggiornato troppo spesso e rischia di diventare una lettura molto saltuaria, di non riuscire a fidelizzare il webnauta. È evidente anche che vuole fare soprattutto da traino alla rivista cartacea trimestrale (si acquista on line tramite bonifico bancario o Paypal al costo di 5 euro più 2,50 euro di spese di spedizione), proponendone gli assaggi dei bocconi migliori.

È da poco uscito il “numero zero” luglio/settembre 2017 e nel menù si trova un’intervista all’economista Stefano Zamagni sul reddito di cittadinanza, dal titolo Reddito minimo, dignità zero, in cui ci si chiede provocatoriamente se con l’assegno di cittadinanza non si realizzi il sogno segreto del capitalismo; un articolo su L’effetto placebo delle startup, che spiega perché le imprese innovative non sono l’antidoto al malessere dei Millenials; La ricetta di Amartya Sen per una sanità universale, in cui la Premio Nobel si interroga sul diritto alla salute come fattore di crescita economica.

C’è anche un interessante pezzo di uno dei fondatori di TESSERE, Gianluca Corradi, che parla del libro da lui curato per questa casa editrice Antonio Gramsci: il giornalismo, il giornalista, dove sono raccolti gli scritti del fondatore de “L’Unità”. La chiave di lettura è particolarmente accattivante perché mette in luce l’innovativa teoria dei media di un Gramsci profeta dell’attuale società della comunicazione drogata dalle fake news.

“U!magazine” sul web e cartaceo sono editati dall’Associazione Culturale Uh! (questa volta con la H) e la tessera per sostenerne le attività costa 30 euro. Per giustificare questa formula si ricorda in calce: «Produrre informazione di qualità ha un costo; l’essere lettori non si esaurisce in una partecipazione passiva ma richiede un coinvolgimento concreto. Leggete responsabilmente». “U!magazine” è anche su Facebook e Twitter. Per proporre articoli e contributi si può scrivere a redazione@u-magazine.it.

Pulita è la grafica del sito, dove prevalgono pochi colori: il bianco, il nero, il rosso e l’arancio. La scelta fotografica è attenta, il fiore all’occhiello sono le illustrazioni che potrebbero arricchire “U!magazine” con la tecnica del graphic journalism, al quale sembrano ispirarsi. Titoli e catenacci sono efficaci.

Un solo appunto: la scelta di proporre i testi online in un’unica calata a tutta pagina, anziché su almeno due colonne. Non sappiamo se sia stata fatta per distinguersi nettamente dall’impaginazione dei magazine cartacei, ma di certo l’occhio non ne gode, la colata di piombo (anzi, di byte) inibisce la lettura, che può risultare faticosa, e l’effetto bollettino parrocchiale è dietro l’angolo.

Tags