Significa letteralmente paura dello straniero. Ha come pretesto problemi reali (uno su tutti, l’immigrazione) ma è basata su una percezione distorta della realtà. In questo caso è molto importante analizzare i due componenti semantici della parola. Xenos, dal greco, è lo straniero inteso in tutte le sue accezioni, ossia di qualsiasi razza, colore, provenienza. L’altro termine, fobia, può essere anche inteso come disagio psichico. Ed è qui che sta il nocciolo della questione. La xenofobia è malattia endemica del nostro tempo, e dunque va trattata come tale. Soprattutto tenendo conto che può costituire fertile terreno di coltura per il razzismo, che è invece, una forma distorta di ideologia basata sul pregiudizio pseudoscientifico, spesso sostenuto da tesi pseudopolitiche che presuppongono superiorità di una razza sull’altra.
Nel terzo millennio, era di migrazioni bibliche, la xenofobia trova nel web veicolo privilegiato di diffusione del male. È il territorio dove si muovono i cosiddetti professionisti dell’odio, la riserva di caccia dei leoni da tastiera, di razzisti, suprematisti bianchi, nazisti, fanatici religiosi e simili. Ma anche “onesti cittadini” di “buona volontà” preoccupati di difendere le mura di casa. E ancora una volta, le fake news sono arma infallibile di diffusione e fonte di reclutamento per nuove vittime e nuovi carnefici.
Perciò il migrante diventa l’invasore capace di rubarti casa e lavoro. Ma è anche il “diverso” da tenere a distanza nel timore di perdere l’identità culturale tipica della tua comunità di appartenenza.
Gli italiani sono razzisti? No, non lo sono, almeno in linea di massima. Ma è altrettanto vero che oggi nel nostro paese si manifestano forme di razzismo nel linguaggio pubblico, negli atteggiamenti sociali e nelle politiche.
A rispondere a questo interrogativo, il saggio di Luigi Manconi e Federica Resta, Non sono razzista ma … (Feltrinelli, 2017). Scrivono gli autori: «Il termine razzista non va utilizzato per colpevolizzare individui e gruppi che vivono con fatica il rapporto con gli stranieri. Ciò che si manifesta nel nostro paese è piuttosto, una diffusa xenofobia. E, contrariamente a quanto si crede il passaggio da quest’ultima al razzismo è tutt’altro che scontato».
Se razzismo e xenofobia rappresentano la cartina tornasole del malessere di una società, possiamo sempre farci qualcosa. E allora, ogni volta che ci troviamo di fronte ad atteggiamenti di chiusura e ostilità verso “l’altro”, è davvero importante ricordare, se ce ne fosse bisogno, che la nascita delle maggiori civiltà è stata generata dall’incontro e dagli scambi tra popoli e culture.