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Zia Carla, la badante buona e quella cattiva

Una vecchia zia – la chiameremo Carla – è malata di Alzheimer. La signora, mite e gentile, ha cominciato a vedere una folla di persone sconosciute che esce dallo schermo televisivo e invade la casa. Le fanno paura, questi intrusi, soprattutto la notte, quando è sola. La famiglia, addolorata, si è rivolta a una badante rumena. «Contraddirla – ha detto lei – non serve a nulla, non è possibile farla ragionare.  Bisogna invece assecondarla, sempre. Parlare con lei delle sue visioni e dei suoi ospiti notturni, come fosse una cosa naturale».  

Io vivo ai piedi di un bellissimo borgo nella Maremma toscana. Gli abitanti, non più di un centinaio, sono anziani contadini, in gran parte vecchi in attesa della morte, che sempre, generazione dopo generazione, hanno votato per la sinistra: il Pci, il Pds, i Ds, e fino a ieri il Pd.  Qui, proprio qui, il 4 marzo scorso, la Lega di Salvini ha improvvisamente fatto il pieno di voti.

Cosa è successo, agli antichi comunisti in attesa della morte? Ecco, mi spiega un amico: nella piana sotto il borgo un vecchio agriturismo  ospita da circa un anno una trentina di immigrati. Sono giovani neri, ragazzi timidi che vagano a piedi o in bicicletta nelle campagne. Non sono mai saliti al borgo, che sta in alto, non hanno mai scambiato una parola con i contadini che trascorrono la giornata negli orti e la sera tornano a casa, affrontando i tornanti a bordo di vecchie Panda.

Basta la presenza, basta un incontro per strada, ad attizzare il terrore dei poveri bianchi. E non c’è ragionamento che tenga, come succede per la vecchia zia. Bisogna invece assecondarli, parlare con loro di questi ospiti minacciosi che sbucano dal nulla di un pianeta che non conoscono. La Lega, ma non solo la Lega, è la badante cattiva che parla a questi malati di Alzheimer sociale. E non li rassicura, ma li allarma, li impaurisce, gioca sulla loro fragilità per lucrare il suo bottino elettorale.

La zia, quando esce a spasso con la badante, si porta dietro il telecomando, per essere sicura che gli ospiti se ne stiano ben chiusi dentro il televisore. I contadini del borgo, gente mite e arguta, se ne andrebbero invece in giro con un bastone, o un fucile, per scongiurare aggressioni e rapine.

Le vere badanti, in Italia, sono quasi 900mila. Straniere, in gran parte donne. Vengono soprattutto dall’Europa dell’Est (Ucraina, Romania e Moldavia), ma anche dall’ America latina, soprattutto Equador e Perù. Qualche anno fa, la Lega voleva ributtarle tutte a mare, poi Bossi e Maroni si fecero due calcoli e dissero: no, questi sono invasori che ci fanno comodo.

Ora che si è scatenata la caccia all’immigrato, si moltiplicano anche le badanti cattive. Sono migliaia, ormai, e arrivano da ogni parte d’Italia. Il nostro Paese, sempre più decrepito, viene imboccato con cucchiaiate di amara minestra, mangia ogni giorno una zuppa di ignoranza e paura,  e come la vecchia zia si sente assediato  da un esercito di  fantasmi. Confesso che il futuro – il nostro e il mio futuro –  assistito da queste badanti, mi fa paura.

Qualche sera fa, tornando in auto verso casa, ho rischiato di investire uno di questi ragazzi neri, che pedalava su una vecchia bicicletta senza luci né catarifrangenti. Dopo la frenata, sono inorridito al pensiero dell’incidente, nella mia testa l’immagine del sangue, di quel ragazzo steso in mezzo alla strada. Ma insieme al batticuore ho sentito una vocina. «Così impara», sussurrava la mia cattiva badante personale.

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