Il primo gennaio del 1883 nacque a Siena Federigo Tozzi, lo scrittore di Con gli occhi chiusi, antiromanzo che privilegia la scrittura dettata dall’emergere del fiume segreto della coscienza, che avrebbe dato larga fama a Joyce e al nostro Italo Svevo.
Luigi Pirandello scrisse a proposito di Con gli occhi chiusi:
«Quando s’è finito di leggere, e, meglio, parecchi giorni dopo la lettura… uomini e cose, vicende e paesaggi, tutto insomma, acquista davanti a noi una tal consistenza di realtà che veramente ci stupisce, perché non riusciamo più a renderci conto, come davanti alla vita stessa, quali di quei tanti particolari che parean momentanei e casuai, quali di quelle tante notazioni minute, che parevano incidentali od accidentali, e anche talvolta svagate, abbiano potuto darcela, e come, e quando, così perfetta e solida, così intera e finita, tutta quella consistenza di realtà. Si penserebbe al procedimento di certi pittori che con un turbinio di punteggiature, in cui, a guardar davvicino sembra che ogni tratto, ogni linea si perda, riescono poi a dare a distanza con insospettati rilievi d’ombra e giuochi di luce una inattesa costruzione di forme, se il paragone non fosse reso fastidioso e inaccettabile dall’assenza, qua, d’ogni evidente e minuzioso sforzo di tecnica… Si direbbe naturalismo: ma non è neanche questo».
Fu peró il suo romanzo Tre croci ad essere apprezzato dal pubblico.
Di una modernità sorprendente è la scrittura di Bestie, il suo dolente aforismario sulla condizione umana, tutto basato su una sorta di “realismo interiore”, come ben evidenzia Luigi Baldacci. Odio e amore, legame profondo e reiterate fughe contraddistinguono il rapporto di Federigo Tozzi con la sua città natale, Siena, come si legge in uno dei frammenti di Bestie:
«La mia anima, per aver dovuto vivere a Siena, sarà triste per sempre: piange, pure che io abbia dimenticato le piazze dove il sole è peggio dell’acqua dentro un pozzo, e dove ci si tormenta fino alla disperazione.
Ma i miei brividi al tremolio bianco degli olivi! E quando io stavo fermo, anche più di un’ora, senza saper perché, allo svolto di una strada, e la gente mi passava accanto e mi pareva di non vederla né meno!
Città, dove la mia anima chiedeva l’elemosina, ma non alla gente! Città, il cui azzurro mi pareva sangue!».