LA DATA

1 giugno 1926

1 giugno 1926. Nasce lei, la Donna per definizione. La Diva, il Mito, la Star, la Sex Symbol, l’icona della cultura Pop immortalata all’infinito da Andy Warhol: Marilyn Monroe un’antonomasia fatta persona. Così diversa dentro da come appariva all’esterno. La sua immagine pubblica era quella della bionda svampita, spumeggiante, sfacciata, seducente. In realtà era una donna fragile, irrisolta, intelligente, ricca di sfumature spesso più nere che rosa.

Non a caso lo scrittore Truman Capote aveva pensato a lei per la parte di Holly Goolihtly in Colazione da Tiffany, che andò poi a Audrey Hepburn, perché Marilyn era come quel personaggio: scintillante di fuori, passerotto sperduto dentro. Ma per lei non ci sarà happy end come nel film di Blake Edwards: morirà sola, nel suo letto, vestita soltanto di qualche goccia di Chanel n. 5, il braccio allungato verso il telefono come in un ultimo disperato tentativo di chiedere aiuto. Suicida forse, o forse no. Un cocktail di barbiturici e alcol non si nega a una diva di Hollywood e questo basta a chiudere il caso.

Se ne parlerà e scriverà per anni, ancora oggi che ne sono passati quasi 56 dalla sua scomparsa. Congetture, rivelazioni, libri, memoriali, inchieste giornalistiche hanno raccontato di complotti, intrecci con il potere, segreti inconfessabili, amicizie pericolose, amanti troppo potenti. E quindi: i Kennedy che temevano uno scandalo, la mafia americana per vendetta contro il presidente, la Cia… Le inchieste finirono solo con l’ingolfare faldoni negli archivi.

Nata a Los Angeles, Norma Jean Mortenson Baker Monroe ebbe un’infanzia difficile, trascorsa in case famiglia e orfanotrofi. Monroe era il cognome di sua madre, Mortenson e Baker i cognomi dei due mariti della donne, nessuno dei due probabilmente suo padre. Sua madre non poté occuparsi di lei perché psichicamente instabile e trascorse il resto della vita in cliniche perché diagnosticata schizofrenica. Si sposò la prima volta a sedici anni per volere dei tutori, divorziò quasi subito.

Faceva l’operaia, ma viveva nella città del Cinema ed era bellissima: non poteva non essere notata dagli addetti ai lavori. Incoraggiata da alcuni fotografi, cominciò a lavorare come modella e poi ad avere qualche particina nel cinema. Ma prima di arrivare ad essere una star fece molta gavetta, spesso criticata per non essere abbastanza espressiva, lavorando anche come spogliarellista e posando nuda per riuscire a pagare l’affitto.

Il suo corpo fu forgiato dagli agenti delle majors per renderla un “prodotto” più adatto alle scene. Norma Jean divenne bionda, fece alcuni interventi di chirurgia plastica al mento e al naso per armonizzare i lineamenti, ritoccò il sorriso, imparò a parlare e a muoversi e si trasformò in Marilyn Monroe. Dopo infinite particine di secondo piano arrivò la consacrazione nel 1953 con Niagara e poi con il musical Gli uomini preferiscono le bionde. A Marilyn si addicono i ruoli brillanti e film come Quando la moglie è in vacanza, Come sposare un milionario e soprattutto A qualcuno piace caldo la rendono la regina della sophisticated comedy.

Marilyn con Arthur Miller

La donna più desiderata del mondo fu poco amata dagli uomini a cui si accompagnò. Fidanzati, mariti, amanti: rientrano nel novero il regista Elia Kazan, il critico letterario Robert Slatzer (un amore che bruciò in tre giorni di matrimonio), il campione di baseball Joe DiMaggio, Frank Sinatra, il drammaturgo Arthur Miller, l’attore francese Yves Montand che era sposato con Simone Signoret, e infine il presidente JFK e il fratello Bob. Nessun figlio, ma tanti aborti, non tutti spontanei. I dolori accumulati, la paura del palcoscenico che l’attanagliava da sempre, l’abuso di psicofarmaci per dormire e per lavorare costellarono la parabola discendente della sua vita.

Il 5 agosto 1962, quando fu trovata morta nella sua casa, aveva solo 36 anni. Dei tanti mariti e amanti solo Joe Di Maggio partecipò ai funerali, insieme ad appena altre trenta persone. Il campione di baseball continuò per anni a portare mazzi di rose rosse sulla sua tomba. Per tutta la vita le portò invece mazzi di rose bianche Robert Slatzer, il marito che aveva avuto per tre giorni.

L’amico Truman Capote disse che Marilyn avrebbe voluto essere cremata e che le sue ceneri venissero sparse in mare; invece venne tumulata nel cimitero di Westwood, nel distretto di Los Angeles. La cerimonia funebre fu accompagnata dalle note di Over the Rainbow, la canzone cantata da Judy Garland nel film Il mago di Oz. Del resto, straordinarie stelle come Marilyn si possono collocare solo oltre l’arcobaleno.